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Attualità | 04 giugno 2025, 18:00

Referendum dell’8 e 9 giugno: Cgil Novara Vco invita al voto per lavoro, diritti e cittadinanza

"Nelle urne avremo la possibilità di decidere direttamente su temi fondamentali per i quali ci battiamo da anni"

Referendum dell’8 e 9 giugno: Cgil Novara Vco invita al voto per lavoro, diritti e cittadinanza

Mancano ormai pochi giorni al voto per i referendum in programma per l’8 e il 9 giugno. Per l’occasione, la segreteria della Cgil Novara e Vco invita i cittadini a recarsi alle urne, sottolineando l’importanza di esprimere il proprio voto su tematiche fondamentali quali il lavoro e i diritti.

Spiegano Gigi Bacchetta, Michele Piffero e Chiara Corbellini, segretari confederali Cgil Novara Vco: “I referendum dell’8 e 9 giugno sono stati presentati con il sottotitolo “il voto è la nostra rivolta”, lo slogan che richiama la “rivolta sociale e culturale” di cui abbiamo bisogno: l’invito a reagire all’individualismo e all’indifferenza, il mettersi in gioco in prima persona rialzando la testa per costruire insieme un destino diverso; lo si fa in molti modi, anche attraverso il voto”.

“Nelle urne – sottolineano dal sindacato - avremo la possibilità di decidere direttamente su temi fondamentali per i quali ci battiamo da anni con manifestazioni, scioperi, piattaforme e campagne di sensibilizzazione: salvare vite, contrastare il precariato, attaccare i licenziamenti illegittimi nelle aziende grandi e piccole; ai nostri quesiti si è poi aggiunto quello per dimezzare i tempi per la richiesta della cittadinanza. 5 voti per 5 temi in grado di cambiare l’Italia, potremo esprimerci direttamente cambiando le leggi, senza delegare ad altri ma decidendo da soli quello che per noi è importante”.

I segretari confederali spiegano poi, punto per punto, il significato dei cinque quesiti su cui i cittadini saranno chiamati a esprimere il proprio voto: “I primi due quesiti vogliono ridurre la ricattabilità di chi lavora: oggi, in caso di licenziamenti illegittimi, il massimo che il lavoratore può ottenere è un risarcimento economico, votando “sì” al primo referendum, che agisce sulle aziende sopra i 15 dipendenti, tornerà invece possibile tornare sul posto di lavoro mentre in quelle fino a 15 dipendenti votando “sì” faremo saltare il tetto massimo di risarcimento previsto che ad oggi è di sole 6 mensilità e permette al datore di lavoro di sapere quanto gli costa – poco – licenziare illegalmente un dipendente”.

“Il terzo quesito – proseguono - ostacola l’utilizzo improprio dei contratti precari, una condizione che riguarda il 90% delle nuove assunzioni nel Vco e che, unita ai bassi salari (7% in meno della media regionale) è concausa fondamentale della fuga delle giovani generazioni dalla nostra provincia insieme al disastro dei trasporti, ai problemi in sanità e all’esplosione di affitti e costi al metro quadro degli immobili. Votando “sì” il datore di lavoro sarà obbligato a giustificare il perché sta assumendo un lavoratore con un contratto a termine anche per periodi inferiori all’anno, ci dovrà essere una “causale”, mentre oggi lo può fare senza motivo”.

Spiegano ancora daCgil: “Il quarto referendum obbliga l’azienda committente, che dà in appalto un lavoro, a rispondere insieme all’azienda che lo esegue della salute e della sicurezza dei dipendenti di quest’ultima: votando “sì” rendiamo entrambe responsabili in solido obbligando le aziende a un’attenzione maggiore; puntiamo in questo modo a ridurre le oltre 3 morti al giorno che sono concentrate soprattutto nel sistema degli appalti”.

“L’ultimo quesito – concludono Bacchetta, Piffero e Corbellini - aggiuntosi in un secondo momento grazie al lavoro di un altro comitato promotore, permette di avere un’Italia più sicura e integrata in cui chi si sente italiano e vuole esserlo può diventarlo in linea con altri Paesi europei, rispettando requisiti specifici come l’essere in regola da 5 anni (se si vota “no” rimangono i 10 attuali), conoscere la lingua con tanto di certificato, avere un reddito accertato che gli permetta di mantenere se stesso e la propria famiglia e, soprattutto, non aver commesso nemmeno un reato”.

IP l.b.

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