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Verbania | 25 novembre 2025, 18:52

Lo studio sull’abitare indica la via: edilizia pubblica e housing sociale per una città più sostenibile

Presentato il rapporto della Fondazione Housing Impact: patrimonio pubblico complesso da gestire, giovani in difficoltà nel trovare casa e la necessità di nuove strategie tra rigenerazione urbana, filantropia e finanza etica

Un sistema misto di edilizia pubblica e housing sociale, sostenuto dal contributo delle fondazioni e dalla partecipazione ai bandi. Sono queste, in sintesi, le indicazioni contenute in “Abitare a Verbania / Studio e sviluppo di politiche sostenibili e innovative”, la ricerca commissionata dall’Amministrazione Albertella alla Fondazione Housing Impact e realizzata dagli architetti Giorgia Di Cinto, Giulia Lazzari e Marco Tabbia, presentata oggi pomeriggio a Villa Giulia.

«I risultati che presentiamo – ha esordito il sindaco Giandomenico Albertella – evidenziano un patrimonio pubblico difficile da gestire. Offrono però indicazioni che cercheremo di seguire. Il patrimonio privato resta più complesso da analizzare e sugli affitti brevi è difficile intervenire. Giovani, giovani coppie e studenti non riescono ad affittare».

Pur confermando la situazione descritta dal sindaco, Di Cinto, illustrando lo studio anche per conto dei colleghi, ha delineato uno scenario futuro meno pessimista. Verbania avrebbe infatti «forti potenzialità per attrarre nuovi abitanti e trattenere giovani lavoratori, avviando interventi di rigenerazione urbana», nonostante la prevalenza di nuclei monofamiliari, lo squilibrio demografico e il basso livello di scolarità, fattori che generano «fragilità abitativa, sociale ed economica». A ciò si aggiungono gli alloggi non a norma, che aggravano ulteriormente i costi.
Una situazione da cui si può uscire combinando «interventi pubblici, filantropici, social bond e finanza etica».

«Gli elementi per dare seguito alle indicazioni dello studio ci sono – ha commentato Albertella –. Occorre valorizzare il patrimonio pubblico con il project financing, ma la leva più importante resta quella urbanistica».

Nel dibattito conclusivo sono emersi diversi spunti: valutare il patrimonio immobiliare dell’Azienda sanitaria locale, a partire dall’ex ospedale di Intra che l’Asl non riesce a vendere; ampliare l’area d’intervento alla fascia collinare e montana, dove la popolazione è in calo; integrare gli strumenti urbanistici con i comuni limitrofi; contrastare la riconversione delle aree industriali dismesse in centri commerciali, destinandole invece a nuovi insediamenti abitativi; sperimentare forme alternative di finanziamento rispetto alla tradizionale combinazione tra edilizia convenzionata e libero mercato, una strada già battuta ma che non ha prodotto risultati soddisfacenti.
È emersa anche la necessità di generare nuovi investimenti in edilizia, un settore in cui in città – è stato sottolineato – da vent’anni non si investe più.

Redazione

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