Alla fine la scuola di Bèe – ed è stata una bella notizia – è rimasta aperta. Il piccolo plesso sulle alture del Verbano, circa 700 i suoi abitanti, era finito suo malgrado nell’occhio del ciclone per via delle poche iscrizioni che facevano presagire lo stop o di essere inglobati, e per il clamore mediatico derivato dal fatto che Google lo aveva dato per chiuso, quando ancora non lo era.
Una metaforica morte annunciata che, così era sembrato, aveva concorso alle mancate adesioni da parte delle famiglie del posto che avevano scelto di mandare i propri figli a studiare altrove. La scorsa estate, tanto per capire l’antifona, una ventina di “artisti di strada” aveva pure disegnato un grande cimitero con tanto di lapidi su una delle pareti dell’edificio (che ospita anche la sede del Comune). Un gesto provocatorio che aveva per scopo quello di porre l’attenzione sulla sciagurata chiusura, che allora sembrava scontata, delle medie (e sulla morte conseguente dell’istruzione).
A giugno invece, seppure senza una prima, le lezioni a Bèe sono per fortuna riprese. Per la felicità di tutti, naturalmente. La scuola, soprattutto in un paesino di montagna, rappresenta infatti un avamposto (che dovrebbe essere) intoccabile. In questi giorni, poi, gli stessi “artisti di strada” hanno rifatto il dipinto: ora a far bella mostra di sé, anzi che il cimitero in bianco e nero, sono fiori e colori. Beneauguranti per il futuro. Per il 2026 l’obiettivo è quello di riformare anche la prima classe (e di resistere ai venti di chiusura).














