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Attualità | 28 settembre 2024, 13:53

Deposta una corona in memoria dei finanzieri e degli spalloni caduti sui confini ossolani FOTO

La cerimonia rientra nelle celebrazioni dei 250 anni di fondazione della Guardia di Finanza

Deposta una corona in memoria dei finanzieri e degli spalloni caduti sui confini ossolani FOTO

In occasione delle celebrazioni per i 250 anni di vita del Corpo della Guardia di Finanza, sopra alle montagne di Bognanco, il Comandante Provinciale del Verbano Cusio Ossola, Col. Antonello Reni, ha voluto ricordare, con la deposizione di due corone, i finanzieri caduti in servizio lungo i 187 km di confine della Provincia e i loro “avversari” dell’epoca, gli spalloni o come si diceva in dialetto gli spalon o sfrosin.

Alle cerimonie hanno partecipato, oltre alle Autorità locali e ad una rappresentanza dei finanzieri in servizio presso la Compagnia e la Stazione SAGF di Domodossola, una rappresentanza dei soci dell’ANFI, Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, delle sezioni di Verbania, Domodossola e Cannobio, che ben ricordano cosa significava lavorare lungo questo confine, di giorno e di notte, con qualsiasi condizione meteo, e i membri dell’Associazione “Sentieri degli spalloni”, rigorosamente in tenuta storica con annessa bricolla, che si impegnano quotidianamente nel non far cadere nell’oblio una parte di storia della vita di confine. Alla riuscita dell’evento ha contribuito anche la Pro Loco di Bognanco.

I finanzieri, fin dall’istituzione della Legione Truppe Leggere avvenuta il 5 ottobre del 1774 a Torino, antesignana dell’odierno Corpo, sono sempre stati presenti in provincia con numerosi presidi confinari, sia terrestri che lacuali. I loro compiti, alle origini, erano la difesa militare dei confini e la tutela delle finanze del Regno di Sardegna.

Proprio per contrastare l’evasione dei dazi doganali ad opera dei contrabbandieri sono caduti in servizio, a causa di eventi naturali, incidenti o a seguito di aggressioni da parte di bande di spalloni, 37 militari.

Anche tra i contrabbandieri ci sono stati lutti ma un numero certo non è possibile saperlo in quanto spesso le famiglie, per non avere problemi con la Guardia di Finanza o con la milizia confinaria, affiancata al Corpo durante il periodo fascista, evitavano di dar notizia circa la disgrazia che li aveva colpiti.

Simbolicamente quindi, in ricordo di tutti coloro, che per ragioni opposte, hanno perso la vita su questi monti di confine, sono state deposte due corone: una sulla lapide in memoria del finanziere Nanni Giuliano, deceduto sotto una slavina nel lontano 1969 mentre era impegnato in una perlustrazione anticontrabbando sui tanti sentieri che scendevano a valle dal Passo di Monscera, e una su quella dedicata al ricordo del Sig. Pellanda Serafino, involontariamente attinto da un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola di un finanziere durante un inseguimento tra i boschi dell’Alpe ove oggi insiste il rifugio San Bernardo di Bognanco.

Il contrabbando è stato un fenomeno molto radicato nel tessuto sociale dell’Ossola tanto da coinvolgere, in alcuni casi, intere famiglie o paesi.

Il tempo trascorso dalla fine di questa forma di contrabbando consente oggi di rivedere il giudizio su gran parte di coloro che vi si dedicavano partendo dall’assunto che una delle prime cause che costringeva la gran parte di queste persone a delinquere va ricercata nelle ristrettezze economiche di chi viveva tra queste montagne ove l’economia era prettamente agricola, con pochi terreni coltivabili, e quindi di mera sussistenza. Per loro, da prima del Regno di Sardegna e sino alla fine della seconda guerra mondiale, contrabbandare merci, non era un reato, ma una necessità. Dalla valle Anzasca alla Val Vigezzo, non ci fu passo o sentiero che non sia stato teatro di appostamenti, sequestri o fughe.

Sui finanzieri che li contrastavano non è necessario rivalutarne l’operato in quanto si è sempre contraddistinto per l’altissimo senso del dovere e l’incondizionata volontà e determinazione nel voler contrastare, anche a rischio della vita, chi infrange le leggi, consci però di avere davanti, nella stragrande maggioranza, persone bisognose.

I contrabbandieri ed i finanzieri di quei periodi erano uomini che vivevano gli stessi sentieri e monti, con fini diversi, ma con il massimo rispetto gli uni per gli altri. Cadere in un burrone, finire travolti da una slavina erano rischi noti che obbligavano però entrambi a dimostrarsi solidali quando l’altro veniva attinto da queste sciagure.

Dal 1948, con l’avvento del contrabbando di sigarette tutto è però cambiato! La criminalità ha man mano preso il sopravvento e gli spalloni di un tempo hanno dovuto pian piano lasciare spazio ad altri modi di introdurre e gestire nel paese le “bionde” di provenienza Svizzera. Anche il Corpo si è adeguato al cambiamento dei tempi e degli “avversari”. Ha ridotto pian piano la presenza sui monti per intensificare i posti di blocco lungo le strade del fondovalle, le perquisizioni domiciliari e i controlli lacuali. Si pensi che nel 1951 ad Oggebbio venne trovato uno dei primi depositi di TLE introdotte via lago e pronte per essere caricate sulle autovetture dirette a Torino e Milano.

Agli inizi degli anni 70, lo sviluppo economico, l’accresciuto valore del franco e l’ingerenza della criminalità organizzata, con il tempo, fecero cambiare lavoro agli spalloni.

Da quelle esperienze operative vissute sin dalle origini in montagna il Corpo trasse insegnamento tant’è che nel 1965, dopo varie esperienze formative locali, addestrò i primi finanzieri specializzati ad operare in zono montuose impervie che oggi conosciamo per la loro opera nel soccorso alpino. La prima articolazione del SAGF della provincia fu istituita presso il Comando di Tenenza di Baceno, da dove nel tempo erano partite varie spedizioni di soccorso in montagna anche a favore di contrabbandieri. Nel 1967 furono trasferiti a Domodossola, dove nello stesso anno operarono il primo soccorso che ebbe gli onori della cronaca nazionale e nel 1968 fecero il loro primo sequestro di TLE in alta montagna. Oggi operano quasi esclusivamente per la salvaguardia della vita umana e dell’ambiente che ci circonda.

Ricordare il passato, onorare chi ci ha preceduto non può che darci la forza e lo stimolo per migliorarci sempre di più. “”” Nella tradizione il futuro”” è infatti il motto scelto dal Corpo per i festeggiamenti dei suoi 250 anni di vita.

c.s.

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