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Politica | 01 marzo 2024, 12:00

Polemiche sulla famiglia Rom, Matteo Scalia: "Restiamo umani"

"Carissimi concittadini, non lasciatevi strumentalizzare da chi crede di essere superiore, nessuno lo è e nessuno dovrebbe esserlo"

Polemiche sulla famiglia Rom, Matteo Scalia: "Restiamo umani"

Anche Matteo Scalia, esponente di Sinistra Comune, interviene sulla vicenda che coinvolge una famiglia Rom di Omegna. Quest’ultima, che da molti anni vive in una roulotte vicino al campo sportivo della Verta, potrebbe essere assegnataria di un appartamento da parte dell’amministrazione comunale: questa decisione ha suscitato innumerevoli polemiche, in particolare da parte del centrodestra, il quale la ritiene inaccettabile. Scalia ha condiviso, tramite una nota, una riflessione a partire da una poesia di Paula Schöpf, autrice sinti (un’etnia appartenente alla comunità Rom). L’ultimo verso della poesia – intitolata “Amico mio vorrei parlarti” - recita: “Ma tu mi puoi capire?”. E prorpio da qui parte la riflessione di Matteo Scalia: 

“Ma tu mi puoi capire? Ma voi potete capire? Probabilmente se siamo fermi ancora alla discriminazione raziale, credo che l’unica risposta possibile a questa domanda sia: NO! Non capite.

Non capite quando una persona è nel fango e vive la sua esistenza ai margini della società solo perché è diverso da voi. Non capite quando una persona affoga nel mare dell’indifferenza solo perché è considerato un mostro; ve le ricordate Violetta e Cristina, le due bimbe Rom morte in mare nell’indifferenza generale dei bagnanti? Ancora non capite o non volete capire quando pensate che sicuramente sono portate ad essere delinquenti perché la loro cultura è quella, ma vi siete mai spinti oltre il vostro uscio? Avete mai provato a conoscerli, a stringergli la mano? A parlarci? Ebbene, forse non lo fate è perché continuate a non capire e, cosa che fa ancora più inorridire è che continuate a disprezzare.

“Non sono, ecco, non sono come noi. La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Dopotutto non si possono rimproverare. Oh, no. Non si può. Non hanno mai avuto quello che abbiamo avuto noi. Il guaio è… che non riesci a trovarne uno che sia onesto” (Richard Nixon, Casa Bianca, 1973). Le parole che avete appena sentito non sono quelle dell’ultimo pilota di ruspa arrivato in città, no! E non sono nemmeno parole dedicate agli zingari, come qualcuno si ostina ancora a chiamarli, ma sono le parole velate da una simpatica e paternalistica aria da buon presidente (sono ironico) che fu Richard Nixon durante il suo mandato nell’anno 1973 riferendosi, pensate un po’: agli italiani. Continuate a non capire?

Carissimi concittadini, non lasciatevi strumentalizzare da chi crede di essere superiore, nessuno lo è e nessuno dovrebbe esserlo, lo abbiamo visto in passato con le leggi razziali e l’olocausto che fu anche di questo popolo, loro lo chiamano Porrajmos, che fu l’eliminazione massiva di 500.000 tra Rom, Sinti e Caminanti nelle camere di Auschwitz. Non lasciatevi strumentalizzare da chi continua ad affermare menzogne una dietro l’altra facendovi credere ciò che non esiste.

Ciò che ciascuno di noi ora può fare è semplicemente accogliere, che è un verbo bellissimo che viene dal latino e che vuol dire creare un legame con qualcuno. Ora potete provare a stringere la mano, a conoscere, a capire a comprendere e vivere sullo stesso pianerottolo e farvi prestare lo zucchero o cedergli un po’ di farina.

Abbiamo cose ben più importanti a cui pensare ora, piuttosto che fare la guerra del ballatoio. Pensiamo alla nostra condizione di esseri umani, pensiamo a quanto questo attuale governo ogni giorno cerca di aumentare il divario tra ricchi e poveri gettando i cittadini in uno sconforto diffuso senza un futuro certo, a suon di bastoni e manganelli, relegandoci a semplici numeri e funzioni statistiche, inculcando nella nostra testa che “il nemico del povero è, il più povero e così all’infinito. Restiamo umani”.

Di seguito il testo della poesia di Paula Schöpf:

AMICO MIO VORREI PARLARTI…

E raccontarti tante cose


Ma parlare con te


Che non conosci la mia lingua


Non è facile.


Ti racconterei dell’immenso gelo del cuore

Quando guardo dalla finestra


Il calore di chi sta bene.


Ti direi della vergogna


E la colpa di esistere


La stanchezza di sentirsi colpevoli

Nell’innocenza


Il dolore per non avere la forza


Di guardare chi mi pugnala.


Ti direi del mio cuore di poeta


Oltraggiata


Stretta da catene di infamia e disonore.

Quante cose potrei dirti


Se tu comprendessi la mia voce.


Ti racconterei del mio amore


Per la mia terra nativa


E il disprezzo che essa ha per me.


Gli esseri disgraziati non possono amare

Non hanno cuore


Hanno solo un grande stomaco


Sempre vuoto.


Ma tu


Mi puoi capire?

Redazione

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