Con un incontro tra gli studenti e Grazia Richetti dell'Anpi di Omegna-Cusio, si concludono oggi a Cireggio le celebrazioni dell'80° Anniversario della Battaglia di Megolo, che sono culminate domenica 18 febbraio con le funzioni religiose, il corteo nelle vie della città e momenti di approfondimento che si sono alternati al mattino presso il Teatro Sociale e a Megolo nel pomeriggio. Partecipazione intensa e attenta da parte di numerosi amministratori locali, associazioni e cittadini. Di seguito un estratto dell'intervento del Sindaco Daniele Berio:
“Noi oggi siamo qui a ricordare e ringraziare 12 persone “normali”, giovani, Gaspare Paletta aveva 16 anni, militari come il Capitano Beltrami ed Antonio Di Dio, operai, valligiani, cittadini comuni che hanno capito che non si poteva far finta di niente, girare la testa da un’altra parte di fronte a quello che accadeva in Italia e in Europa in quel terribile quinquennio. Eugenio Montale, in un’appendice al libro in cui Giuliana Gadola Beltrami, moglie del Capitano, racconta la loro storia, definisce questi uomini “eroi borghesi”.
Non furono indifferenti, furono antifascisti per scelta e convinzione e per dovere. Ne “Il Capitano”, Giuliana scrive di un colloquio illuminante sulla motivazione di salire in montagna a combattere: “Capisci, Giuliana, non si può rimanerne fuori; basta con le vigliaccherie. La guerra finirà e se avremo fatto qualche cosa, noi italiani, potremo dire la nostra”.
E in una lettera del dicembre 1943, indirizzata al comando tedesco, chiarisce meglio questa visione, scrivendo quali siano le sue intenzioni: combattere fino alla liberazione della nostra Patria, liberazione dagli occupanti stranieri, di qualunque nazionalità siano, liberazione dall’infame cricca fascista, colpevole di vent’anni di malgoverno, colpevole di aver portato il paese in una guerra colossale. Dunque, una figura limpida, un condottiero libero, che aveva a cuore il futuro dell’Italia, che aveva capito che “il suo vero posto era sulla frontiera, sui campi di combattimento, sul terreno della resistenza”.
Il Capitano Betrami non fu un trascinatore indottrinato ideologicamente, ma “una figura eroica, il fondatore e l’anima di una delle prime bande partigiane dell’alta Italia, diventato leggenda perché caduto con i suoi compagni, ‘morti di gioventù’ e ‘morti di slancio’, per citare Calamandrei.
Beppe Fenoglio definisce la Resistenza “un’avventura etica”, “l’esperienza decisiva di una vita”, una scelta che “qualifica tanto il singolo individuo quanto i valori fondanti di una società”.
La Resistenza va contestualizzata in un fatto storico: la ribellione dei popoli europei, oppressi dal nazifascismo che aveva con la tirannide, la discriminazione razziale, la guerra e i campi di concentramento distrutto ogni senso di umanità, ma anche noi uomini e donne contemporanei, soprattutto se chiamati ad amministrare le risorse pubbliche, dobbiamo avere lo slancio per fare delle scelte libere e coraggiose. Ed è questa l’eredità morale che dobbiamo mantenere viva, che dobbiamo diffondere e promuovere nella nostra comunità e nei nostri giovani; vorrei dire soprattutto ai giovani: usufruite delle sconfinate opportunità che una società moderna vi propone, ma rimanete disponibili ad agire sul terreno dell’utilità comune, da uomini e donne che perseguono i valori della correttezza, della pace, della tolleranza, della solidarietà, della libertà, della fratellanza e dell’uguaglianza.
Anche noi dobbiamo essere dei patrioti moderni ed indiscutibili perché, come afferma il procuratore Garrison nel fil di Oliver Stone, JFK, un patriota è colui che difende il proprio popolo. Così è stato allora e così deve essere oggi e non dobbiamo mai dimenticarlo, il testimone del Capitano e dei suoi 11 amici, va raccolto costantemente da ciascuno di noi senza incertezze e titubanze ogni volta che risulta necessario e doveroso”.