“Pallanza non è di serie B”. A lanciare il grido d’allarme sono i commercianti pallanzesi che, complice la pandemia ma non soltanto, stanno patendo la crisi più di altri. Si fa fatica anche a Intra, ma forse la vicinanza col confine da cui provengono turisti svizzeri e tedeschi, ha in qualche modo limitato i danni. Almeno così la pensano in molti. Ciò che è certo è che i negozianti di via Ruga così come bar, ristoranti, pizzerie e gelaterie i cui locali hanno l’affaccio diretto sul lago Maggiore sono preoccupati per il loro futuro. Per non parlare delle vie che stanno alle spalle del lungolago, via Tacchini per citarne una.
E così l’amministrazione cittadina, che ha dato il via a una serie di progetti di miglioramento della zona con la progressiva eliminazione delle auto dal centro a favore dei pedoni, si è schierata al loro fianco. Prendendo parte a un bando indetto dalla Regione Piemonte, il Comune ha ottenuto ventimila euro per sviluppare una decina di nuove idee a sostegno proprio delle attività presenti a Pallanza. Non è una cifra che potrà permettere fi fare chissà cosa, ma rappresenta pur sempre un segnale positivo in mezzo alla crisi socio economica che stiamo vivendo. Il bando in questione riguardava la nascita dei cosiddetti “distretti urbani del commercio”.
L’assessore competente Giorgio Comoli, che ha seguito in prima persona il bando, dal canto suo ha confermato di recente alla stampa che le difficoltà a livello commerciale di Pallanza erano già evidenti prima dell’arrivo del Coronavirus. Ora, dunque, si punta al rilancio, ma bisognerà passare dalla carta ai fatti. Perché già nel 2015, solo per fare un esempio, il progetto di rigenerazione commerciale che l’amministrazione comunale di allora voleva compiere per il rilancio del settore a Verbania, dedicava particolare attenzione a Pallanza, cioè alla porzione di città che più aveva subito la crisi testimoniata dalla chiusura di numerosi negozi. Il sindaco Silvia Marchionini aveva dichiarato di voler mirare a un “turismo di lusso”. Pare avesse preso contatto con la famiglia Borromeo per l’apertura, come avvenuto altrove e in particolare sull’isola Bella, di punti di vendita destinati a una clientela facoltosa. La proposta era stata accolta con interesse, ma non se n’è fatto più niente.