Secondo la congiuntura di Confcommercio, anche nel secondo trimestre del 2025 la nostra economia ha continuato a mostrare, in un contesto caratterizzato da turbolenze e incertezze, importanti segnali di vivacità. La presenza di un quadro più positivo nel secondo trimestre, le cui evidenze principali sono date dal permanere dell’occupazione ai massimi storici e dal ritorno ad aprile della produzione industriale in territorio debolmente positivo dopo oltre un triennio, si legge nell’importante recupero della fiducia di imprese e famiglie registrato a maggio. È vero che in ottica di misurazione del sentiment di più lungo termine (secondo l’indagine Confcommercio-Censis) la fiducia resta sotto i livelli del 2024. Ma le oscillazioni congiunturali, finalmente favorevoli, vanno comunque apprezzate.
In questo contesto, che beneficia anche di una stabilizzazione dell’inflazione su valori inferiori al 2%, elemento che ha portato la Bce a riportare i tassi di riferimento ai livelli di fine 2022, non mancano le incognite legate all’evolversi delle politiche commerciali. L’incertezza sugli sviluppi futuri del contesto internazionale potrebbe frenare il recupero della fiducia, uno degli elementi portanti per il miglioramento degli investimenti e dei consumi nella seconda parte dell’anno.
Stando alle stime di Confcommercio, a maggio e giugno il Pil crescerebbe su base congiunturale dello 0,1%, valori che porterebbero, nel mese in corso, la variazione su base annua allo 0,8%. Nella media del secondo trimestre la nostra stima è di una crescita dello 0,4% congiunturale, andamento su cui hanno inciso i buoni risultati di aprile, e dello 0,9% tendenziale. Queste stime sono coerenti con la possibilità di realizzare, in assenza di particolari shock, una crescita nell’intero 2025 prossima allo 0,8%.
In questo contesto l’anello debole della catena continua ad essere rappresentato dalle difficoltà dei consumi di instradarsi su un sentiero di crescita consolidato. Le famiglie italiane, nonostante i miglioramenti occupazionali e reddituali, continuano a mostrare una scarsa propensione al consumo.
Queste valutazioni sono confermate dall’andamento dei consumi misurati nella metrica dell’Indicatore Consumi Confcommercio. Sulla base delle prime stime, a maggio l’indicatore, dopo il recupero di aprile, ha registrato una variazione nulla nel confronto annuo. Il dato è sintesi di una crescita per i servizi (+0,4%) e di una riduzione per i beni (-0,3%). Andamenti che consolidano, al netto di fattori episodici, la tendenza alla terziarizzazione del consumo, mente sono i beni, soprattutto i più tradizionali, (alimentari, abbigliamento, calzature, mobili, autovetture) a mostrare i maggiori segnali di difficoltà.
I comportamenti delle famiglie non sembrano, al momento, ancora riflettere i benefici sul reddito disponibile reale derivanti dalla stabilizzazione dell’inflazione che si conferma, anche a giugno, sotto controllo. Le nostre stime indicano per il mese in corso una variazione dei prezzi al consumo dello 0,1% congiunturale, confermando la crescita su base annua all’1,7%. L’esaurirsi delle moderate spinte inflazionistiche registrate nella parte finale del 2024 e l’ipotesi del permanere dell’inflazione sui livelli attuali anche nei prossimi mesi è confermata dalle scelte della Bce che, attuando una politica monetaria meno restrittiva, evidenzia come, al momento, il problema principale non sia rappresentato dall’andamento dei prezzi, ma dalla crescita.