La sanità elvetica di confine (Vallese e Ticino) continua ‘’la caccia all'infermiere italiano". Come ormai avviene da un po’ di tempo. Mettendo sul piatto diverse condizioni di lavoro e uno buon stipendio mensile che prevede almeno il doppio della retribuzione italiana. Secondo i sindacati italiani ‘’ delle 26 mila persone impiegate nella sanità del Canton Ticino, 5000 sono frontalieri delle province di Como, Varese, Lecco e Verbano Cusio Ossola". In pratica è italiano quasi il 20 per cento del personale medico e infermieristico.
Ancora poche settimane fa, nelle cittadine dell’Ossola, è apparso un manifesto per la ricerca di infermieri da impiegare a Briga e Visp.
Ma oltre le Alpi Anche la sanità del Canton Vallese fa i conti con i costi delle strutture. Lo scrive ‘’Le Nouvelliste’’ che sottolinea come ‘’di fronte a un «massiccio aumento dei costi» che non è più in grado di compensare, l’Ospedale vallesano ha creato un think tank. Per questo bisognerà trovare soluzioni affinché l'istituto ritrovi l'equilibrio finanziario. Le tariffe ospedaliere non tengono il passo con l’aumento dei costi’’.
Una decisione resasi necessario per mitigarne gli effetti dell’aumento dei costi che ha indotto il consiglio d'amministrazione dell’ospedale a creare un "Unità di supervisione e di sostegno per il ritorno all'equilibrio finanziario".
‘’Le Nouvelliste’’ rimarca come ‘’per il momento l'ospedale vallesano non comunica dati sulla sua situazione finanziaria, ma fa riferimento al rapporto di gestione 2023 atteso nelle prossime settimane.
Questo sta rendendo difficile il finanziamento previsto per l'ampliamento e la trasformazione degli ospedali di Sion e Briga.