A ottobre partiranno le analisi per risalire al Dna dei 14 fucilati ignoti di Fondotoce, degli 11 di Baveno e degli 8 di Pogallo. L’ha confermato Cristina Cattaneo, direttrice del laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano, intervenendo ieri pomeriggio al convegno “Le stragi nazifasciste del nord ovest” alla Casa della Resistenza. L’ha ricordato, questa mattina, intervenendo alla commemorazione del 78° anniversario dell’eccidio di Fondotoce Maria Rosa Gnocchi, vicesindaco di Baveno: “L’accordo, sottoscritto due anni fa, è stato posticipato a causa dell’emergenza Covid ma ora, finalmente, potremo restituire queste vittime ignote alle loro comunità di appartenenza e alle loro famiglie un luogo in cui piangerle”.
“Questo – ha esordito Gianfranco Fradelizio, presidente della Casa della Resistenza – è un giorno importante per le nostre comunità perché rievoca eventi che hanno segnato il destino di un popolo che ha subito il rastrellamento della Valgrande. Questo è un anniversario importante anche per la Casa della Resistenza, che compie 25 anni e li dimostra tutti. Avrebbe bisogno di un restyling perché all’aumento della fruibilità s’accompagna una diminuzione delle potenzialità della struttura”.
“Sono qui da un anno – così il viceprefetto vicario, Giorgio Orrù – e ho imparato a conoscere diversi episodi di crudeltà perpetrati contro i partigiani e la popolazione civile. Tragedie che, purtroppo, si stanno ripetendo da mesi in Ucraina da cui arrivano notizie, spesso, manipolate. Sta a tutti noi distinguere tra verità e menzogna per preservare la nostra democrazia e la nostra libertà”.
“È un onore per me rappresentare, oggi, la Regione Piemonte – ha sottolineato Alberto Preioni -, in un momento storico in cui c’è la guerra in Ucraina, una tragedia che ci fa apprezzare ancora di più la libertà e la democrazia in cui viviamo. Mi unisco al ricordo del presidente Fradelizio di Irene Magistrini, una donna mite che ha lasciato il segno. È un onore, infine, partecipare ad una commemorazione di cui è ospite il dottor Marco De Paolis, che ha indagato sulle stragi di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema e di tante altre, ha perseguito ufficiali coinvolti in questi episodi, purtroppo mai finiti in carcere”.
Il vice presidente della Provincia, Rino Porini, s’è rivolto soprattutto ai giovani che “sono qui per conoscere uno degli episodi più spaventosi accaduti sul nostro territorio. Ricordate che, tra i fucilati, c’erano ragazzi come voi, appena 18enni, e c’era una giovane donna, Cleonice Tommassetti, che con il suo coraggio e le parole rivolte agli oppressori seppe dimostrare la dignità d’essere italiani”.
“Sarà anche il caldo rovente, oggi come 78 anni fa – questo un passaggio del discorso del sindaco, Silvia Marchionini -, sarà il venticello inaspettato a renderci il clima in cui si compì l’eccidio. Sarà la mancanza per la prima volta di Irene Magistrini, che da bambina fu testimone oculare del passaggio dei condannati, a rendercelo particolare. Lei avrebbe saputo trovare le parole giuste”.
De Paolis, nell’orazione ufficiale, ha ricordato: “Ho indagato sulla morte di 25 mila civili, e 70 mila vittime militari. Quando sento parlare di ‘furia tedesca’ quasi come fosse una calamità ricordo sempre che, dietro le stragi, c’erano uomini in carne ed ossa non si trattava di calamità naturali. Quelli che ho incontrato erano persone normali, alcune avevano addirittura studiato. Potevano disobbedire agli ordini ma non l’hanno fatto. Le guerre non nascono nel nulla, sono il prodotto di ideologie inoculate dalla propaganda molto prima dei conflitti. Accadde con la prima guerra mondiale, accadde con l’invasione della Polonia, è accaduto prima della guerra in corso in Ucraina. L’ideologia ara il terreno sul quale, prima o poi, intervengono le armi”.