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Eventi | 17 giugno 2022, 09:17

"MONTAGNA TERAPIA" SULLA TORRE DI CAMPAMBIARDO

A cura di Lodovico Marchisio

"MONTAGNA TERAPIA" SULLA TORRE DI CAMPAMBIARDO


 

La Torre di Campambiardo è un monolito che si staglia sopra l’abitato omonimo e come tutte le forme bizzarre della natura attira l’attenzione dei curiosi, come diceva il compianto alpinista Valsusino Gian Carlo Grassi: “I monoliti sono pura esplosione di assoluta verticalità dalle forme austere, irraggiungibili, per proiettare la nostra dimensione in uno spazio immaginario, ristretto all’essenziale”. Ebbene questa torre naturale né è un esempio lampante.

Punto di deviazione nell'avvicinamento in salita

Essa si raggiunge, provenendo da Torino dall'uscita della tangenziale di Avigliana Ovest, prendendo la SS 24 per Susa. Dopo 2,5 km circa si trovano le due rotonde di Villar Dora. Superata l'ultima rotonda si percorrono altri tre km circa e si trova sulla destra l'indicazione Caprie. Proseguire sulla strada fino al primo incrocio. Svoltare a sinistra entrando nel paese per salire poi sulla destra prendendo la strada che conduce a Celle e seguire questa deviazione sino a superare la borgata di Peroldrado. Si prosegue ancora per una breve discesa e poi si riprende a salire fino ad arrivare alla borgata di Campambiardo. Il Monolito appare severo e austero sulla destra. Non prendere il primo sentiero (rimesso a nuovo dopo gli incendi boschivi di alcuni anni fa) che conduce alle vie di arrampicata, perché più ripido di quello che vi propongo come valida alternativa allo scopo che mi sto prefiggendo e di cui vi parlerò alla fine.

Ultimi passi verso l'aerea cima

Esso è ben individuabile sulla destra, dopo aver attraversato tutto il paese, in pieno bosco prendendo come riferimento un parcheggio sulla sinistra, ben riconoscibile perché a lato di bidoni per la raccolta differenziata. Il sentiero che conduce a Celle, attraversa in piano le vecchie baite alte del paese, per “Via delle Alpi”. Salire a sinistra, quando il sentiero tra le case inizia a scendere verso la borgata, prendendo come riferimento una vecchia scritta su un muro di un caseggiato accanto ad una meridiana: “Via Celle”, superarlo seguendo sempre il pietroso (acciottolato) ma suggestivo ed agevole sentiero che s’inoltra nel bosco dopo due curve iniziali, per poi continuare con un lungo traverso da sinistra verso destra in leggera salita che vi porta in vista dell’evidente torrione. Lasciare il sentiero principale per una traccia orizzontale che vi conduce al colletto a monte del monolito. Per salire sul punto culminante un unico passo di “I grado” (protetti da un albero) vi accompagna alla cima.

La corda di sicurezza per l'ultimo tratto

Con l’aiuto di mio figlio abbiamo condotto in cima (legati a uno spezzone di corda per sicurezza, affiancandosi la cima ad un precipizio considerevole), la piccola Kayla e due ragazze che come me fanno una cura riabilitante (senza per deontologia entrare nei particolari) e che legate sono salite in vetta, con dipinto nel loro volto, come nel mio la gioia di questa terapeutica emozione. Desidero infatti prendere ora spunto da questo veloce itinerario per lanciare un appello e tracciare una linea guida chiamata non a torto “Montagnaterapia” rendendomi disponibile ad accompagnare gratuitamente qui e in luoghi simili, chiunque sia affetto da qualche problema motorio o psichico, per dimostrare loro come questo tipo di montagna possa riportarci in vita. Infatti, causa motivi che non mi va di ripetere (indebolimento della colonna vertebrale e altre patologie), essendomi precluse le lunghe camminate, quest’itinerario è proprio l’ideale per sperimentare la “Montagnaterapia” in quanto il dislivello è irrisorio (150 m scarsi), l’avvicinamento comporta meno di 20 minuti e la breve salita che vi porta all’apice sul vuoto assoluto, è quanto di più gratificante le nostre deboli forze riescano ancora a sopportare; provare per credere!

Esultanza comprovata sull'esile cima

Spero che gli enti che ci assistono, prendano anche in esame, oltre alle cure mediche, pure questo modo per star meglio da affiancare alle cure, perché vedendo dipinto nel volto raggiante delle mie amiche una gioia ritrovata sull’esile vetta del monolito in questione, ho sempre più la convinzione che la nostra mente possa fare miracoli per guarire se stimolata con giusti anche se inusuali “input”. Ne è un esempio lampante la testimonianza apparsa anche su un libro di Mauro Beccaria “Guida angelica per pellegrini, storia di un viaggio di guarigione” ove si racconta come l’autore credendosi alla fine della sua esistenza, sia invece guarito da una grave forma di tumore realizzando il suo sogno di salire montagne che richiedono un grande allenamento quali l’Aconcagua e il Kilimangiaro … e riscontrando i medici, al ritorno del suo viaggio, le recidive del tumore scomparse senza “chemioterapia” a comprova che per inspiegabili motivi di come funziona la nostra mente (vedi anche i miracoli apparsi in tanti luoghi di preghiera), essa possa far accadere prodigi incredibili .. quindi perché non aiutarla anche con la “montagna terapia” …… che io ben pratico e conosco …

In vetta

Un “grazie” sincero quindi ai miei compagni d’avventura: Walter Marchisio (mio figlio) Kayla (la mia nipotina di 6 anni e sua figlia), Roberta Maffiodo (mia attuale compagna) e la nostra comune amica Roberta Selvo.Per gli arrampicatori infine questo monolito si presta, dal suo strapiombante lato a valle, alto più di 70 metri, a scalate eccezionali dal 5c al 7a, su ottima roccia.

Redazione Aosta

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