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Ossola | 16 agosto 2021, 13:15

Nuove predazioni del lupo in Valle Vigezzo: vittime alcuni vitelli all'alpe Soglio

Il sindaco di Santa Maria Maggiore chiede interventi risolutivi

Nuove predazioni del lupo in Valle Vigezzo: vittime alcuni vitelli all'alpe Soglio

Urgono interventi risolutivi che permettano agli allevatori, di presidiare con il loro lavoro, prati e pascoli sempre più destinati all'abbandono, con le conseguenze inevitabili di fenomeni di dissesto idrogeologico e perdita del paesaggio culturale nei secoli tramandato. E' il monito lanciato dal sindaco di Santa Maria Maggiore, dopo l'ultima predazionee del lupo. Il primo cittadino ha preso carta e penna rivolgendosi a Prefettural Regione e Provincia. "

La presente - scrive Claudio Cottini - per segnalare altre predazioni di vitelli all'Alpe Soglio di Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo. La permanenza in Alpe da parte degli allevatori è sempre più insostenibile, vivono nel terrore del lupo e chiedono aiuto agli ultimi baluardi del territorio, i sindaci dei comuni montani che, come in questo caso, non possono fare altro se non sensibilizzare le istituzioni affinché adottino provvedimenti decisivi". "Il tema è assai noto - evidenzia Cottini -. Si dice che occorre trovare una forma di convivenza tra la presenza del predatore e la permanenza della zootecnia di montagna, già fortemente diminuita. Allora si proceda affinché la convivenza permetta all'uomo di poter serenamente condurre ai pascoli estivi il bestiame senza doversi affidare solo al Padre Eterno per lavorare in ambiente sicuro.Se il numero di capi ha raggiunto un livello soddisfacente per la salvaguardia della specie, come è giusto che sia, se ne riduca il numero; non possono bastare indennizzi, recinti da presidiare cani da guardia che, per le loro caratteristiche, costituiscono aggravio di costo per il loro mantenimento e motivo di preoccupazione per gli escursionisti che li incontrano lungo i sentieri. Chiediamo interventi urgenti e risolutivi che permettano agli allevatori, di presidiare con il loro lavoro, prati e pascoli sempre più destinati all'abbandono, con le conseguenze inevitabili di fenomeni di dissesto idrogeologico e perdita del paesaggio culturale nei secoli tramandato".

Marco De Ambrosis

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