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Economia | 10 giugno 2025, 07:00

Lavoro, cresce l’occupazione ma le imprese non trovano personale

Negli ultimi 10 anni +2,4 milioni di occupati e crollo dei licenziamenti economici. Cna: “Il problema non è licenziare, ma assumere lavoratori qualificati”

Lavoro, cresce l’occupazione ma le imprese non trovano personale

Il problema degli artigiani e delle piccole imprese è trovare lavoratori, non licenziarli. È quanto sottolinea la Cna commentando l’andamento del mercato del lavoro negli ultimi 10 anni. Tra il 2014 e l’inizio dell’anno in corso, infatti, si contano quasi 2,4 milioni di occupati in più, dimezzati i licenziamenti economici, consistente crescita delle dimissioni volontarie. Sono le principali evidenze dell’analisi realizzata dall’area studi e ricerche della confederazione sui dati Inps. Dal 2014 il lavoro in Italia mostra una performance positiva: tra gennaio di quell’anno e marzo scorso il numero di occupati è aumentato di quasi 2,4 milioni raggiungendo il massimo storico di 24,3 milioni di unità. Nello stesso periodo il numero di disoccupati si è ridotto di 1,6 milioni tornando sui livelli del 2007. Il miglioramento del mercato del lavoro si riflette anche sul numero delle persone inattive che è sceso di 1,9 milioni.

L’aumento dell’occupazione è stato favorito dalla maggiore mobilità dei lavoratori, alimentata dalla possibilità di migliorare le proprie condizioni lavorative. Nel decennio, infatti, le dimissioni volontarie sono aumentate del 70% da 1,22 milioni a 2,1 milioni l’anno. Nello stesso periodo sono crollati invece i licenziamenti di natura economica da 943mila a 540mila l’anno con una incidenza sul totale delle cessazioni in calo dal 17,3% al 7%. Tra il 2020 e il 2023 i licenziamenti di natura economica sono oscillati tra 248mila e 388mila, mentre tra il 2009 e il 2013 sono stati tra 800mila e oltre un milione.

Osservando l’andamento delle assunzioni, l’anno scorso i contratti a tempo indeterminato hanno sfiorato i 2 milioni, pari al 31,3% del totale delle assunzioni, in deciso aumento rispetto al 22,4% del 2014. Nello stesso periodo è sceso invece il peso percentuale di tutte le forme contrattuali non permanenti.

Le imprese, quindi, hanno manifestato una crescente preferenza verso la stabilità dei rapporti di lavoro, a prescindere dall’andamento della congiuntura economica.

L’aumento dell’occupazione infine ha migliorato il tasso di occupazione che nel decennio è aumentato di 8 punti al 62,2% ma rimane ancora il valore più basso tra i paesi Ue che mostrano una media del 70,8% con punte dell’82,3% nei Paesi bassi e del 77,5% in Germania.

Nonostante la significativa crescita dei posti di lavoro rimane una distanza significativa tra occupazione effettiva e occupazione potenziale. Una situazione paradossale come emerge dalla recente indagine realizzata dalla Confederazione dalla quale emerge che il 50,8% delle imprese intende procedere all’assunzione personale (di queste il 30% almeno due dipendenti) ma una su tre non riesce a trovare i candidati idonei.

Comunicato Stampa - l.b.

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