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Economia | 31 maggio 2025, 16:41

''Questo territorio fortunatamente rimane legato alla sua vocazione manifatturiera''

Industria comparto con più occupati, Marco Marceddu (Fiom Cgil): ''Sono però necessari investimenti, infrastrutture e progetti mirati a tutela del cosiddetto “Made in VCO” che è attrattivo verso il mercato''

A sinistra l'Alessi di Omegna, a destra la Travi e Profilati di Pallanzeno; nel riquadro Marco Marceddu della Fiom

A sinistra l'Alessi di Omegna, a destra la Travi e Profilati di Pallanzeno; nel riquadro Marco Marceddu della Fiom

‘’Abbiamo una provincia dove l’industria è ancora il comparto con più occupati, 6-7 mila’’. Lo ha detto Michele Setaro, presidente dell’Unione Industriale Vco, durante la visita dell’assessore Chiorino a Verbania.

Un dato non scontato vista la vocazione turistica del Verbano Cusio Ossola e visto che gli Anni Ottanta e Novanta sono stati contrassegnati da chiusure e ridimensionamenti dell’industria.

Che ne pensa il sindacato? Lo abbiamo chiesto a Marco Marceddu, segretario della Fiom Cgil del Verbano Cusio Ossola.

E’ la conferma che l’industria resta trainante per l’occupazione e l’economia del Vco?

‘’Rispetto all’affermazione del presidente degli Industriali direi che confermo. Questo è un territorio che fortunatamente rimane legato alla sua vocazione manifatturiera. Il cosiddetto “travaso” verso il distretto turistico o il mondo dei servizi, funziona solamente in parte, perché è francamente inimmaginabile il totale assorbimento di tutta la forza lavoro verso altri settori seppur in crescita’’.

Qual è il settore industriale che ‘’tiene’’ maggiormente?

‘’L’industria, seppur nelle difficoltà oggettive della fase politica ed economica, rimane un settore determinante ed irrinunciabile per il territorio del VCO. Tra i settori industriali che maggiormente tengono ci sono sicuramente quelli storici, partendo dal casalingo nel VCO che anche a fronte del drastico ridimensionamento al quale abbiamo assistito negli anni passati, mantiene delle lavorazioni e dei marchi di nicchia che sono noti in tutto il mondo come ad esempio Alessi e Lagostina, oppure il settore più strettamente metallurgico come la Perucchini di Omegna o la Travi e Profilati di Pallanzeno. Aziende che anche attraverso il costante dialogo sindacale e grazie all’alta professionalità dei lavoratori riescono, seppur nella difficoltà congiunturale, a ritagliarsi il loro spazio di mercato cercando di farlo crescere. Per la Fiom e per i lavoratori metalmeccanici è fondamentale ed irrinunciabile tutto questo, il territorio va preservato nella sua storia ma anche nel suo sviluppo industriale. È una questione occupazionale ma anche sociale ed etica’’.

Cosa serve per evitare che l’industria del Vco perda posti di lavori e mercato?

‘’Sono sicuramente necessari investimenti, infrastrutture e progetti mirati a tutela del cosiddetto “Made in VCO” che è attrattivo verso il mercato. C’è bisogno di qualificare il lavoro manifatturiero di qualità, questo significa ridurre il lavoro precario e sottopagato, significa contrastare il gioco degli appalti al ribasso e garantire percorsi professionali seri e contratti con salari più alti. Sui primi due temi (precariato e appalti) la Cgil ha promosso un referendum e si andrà a votare i prossimi 8 e 9 giugno. Mentre sull’aumento dei salari la Fiom è in mobilitazione per il rinnovo del Contratto Nazionale. Lavoro più stabile, sicuro e retribuito è funzionale ad una maggiore attrattività per i giovani. Cito, ad esempio, il fatto che la Provincia si sta spopolando. Ragazze e ragazzi che vanno a studiare fuori sede difficilmente rientrano sul territorio e questa dispersione di competenze danneggia tutti. Il Territorio vive se qua si produce qualità. Vive se i cittadini, partendo dai giovani, individuano nel VCO il luogo dove il benessere della loro vita professionale può essere progetto di crescita, progetto di vita’’.

Renato Balducci

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