Vendere argento può sembrare una semplice operazione di mercato, ma in Italia ha implicazioni fiscali tutt'altro che banali. Tra lingotti, monete e oggetti d'argento lavorati, le differenze non sono solo estetiche o di peso: contano, e molto, ai fini delle tasse. E ignorarle può costare caro. Ne abbiamo parlato con i ragazzi del compro argento di Roma MVSgioielli: ecco tutto ciò che c'è da sapere per muoversi in modo corretto e consapevole.
Quali imposte si applicano e quando è necessario dichiarare i proventi
Se vendi argento in forma di lingotti o monete con purezza pari o superiore a 999/1000, sei nella categoria dei cosiddetti "beni da investimento". E qui le regole fiscali si fanno serie: qualsiasi plusvalenza realizzata è soggetta a un'imposta sostitutiva del 26%. In pratica, se hai comprato un lingotto a 4.000 euro e lo rivendi a 5.000, i mille euro di differenza sono da dichiarare e tassare.
Questi guadagni rientrano nella categoria dei "redditi diversi" e vanno segnalati nel quadro RT, sezione II, del modello Redditi Persone Fisiche. Attenzione: la chiave è dimostrare quanto l'hai pagato. Se hai la fattura, bene. Se no, dal 2024 si tassa l'intero importo incassato, non solo la plusvalenza presunta. Fino al 2023 era possibile calcolare l'imponibile sul 25% del prezzo di vendita, ma questa facilitazione non esiste più.
Hai comprato tramite un intermediario estero o conservi l'argento fuori dai confini italiani? In questo caso, scatta anche l'obbligo di compilare il quadro RW, dedicato al monitoraggio degli investimenti esteri.
Vendita di argento come investimento: cosa cambia a livello fiscale
L'argento non gode dei vantaggi fiscali dell'oro da investimento. In Italia, ogni guadagno da vendita di argento puro è tassabile. Non esistono soglie minime di esenzione: anche una piccola plusvalenza su una moneta d'argento va dichiarata. La normativa non fa sconti.
Un dettaglio fondamentale? La tracciabilità del costo d'acquisto. Senza documenti, come una fattura o una ricevuta, il Fisco presume che l'intero incasso sia guadagno. Anche se l'hai comprato vent'anni fa. Per chi riceve argento in eredità o donazione, vale il valore indicato nella dichiarazione di successione o nell'atto notarile.
Diverso è il discorso per oggetti in argento lavorato: gioielli, posate, cornici, oggetti artistici. Se venduti da un privato in modo occasionale, non generano redditi tassabili. Ma attenzione: se le cessioni diventano sistematiche o organizzate con criteri imprenditoriali (magari tramite un canale online o un'attività regolare), l'Agenzia delle Entrate può considerarli redditi d'impresa. E a quel punto entrano in gioco IVA, conti fiscali e adempimenti ben più complessi.
Cosa rischia chi non dichiara: controlli, sanzioni e tracciabilità dei pagamenti
Dimenticare di dichiarare una plusvalenza può sembrare un errore innocuo, ma il Fisco la pensa diversamente. Le conseguenze? Da una sanzione minima del 90% dell'imposta non versata fino al 180%, con possibilità di aggravanti nei casi più gravi. E se le cifre diventano rilevanti, si può anche scivolare sul piano penale.
Come fa l'Agenzia delle Entrate a scoprire tutto questo? Incrociando dati: operatori del settore, movimenti bancari, acquisti e vendite registrate. Inoltre, ogni pagamento superiore ai 2.000 euro deve avvenire tramite strumenti tracciabili: bonifico, assegno o carta. Niente contanti. Un bonifico lascia tracce. Sempre.
Se poi l’argento è custodito all’estero e non viene indicato nel quadro RW, si aggiungono ulteriori sanzioni: tra il 3% e il 15% dell’importo non dichiarato, con punte più alte in caso di paradisi fiscali.
In definitiva, chi vende argento deve conoscere le regole, perché la buona fede non basta. La linea tra guadagno legittimo e violazione fiscale è sottile, e il prezzo dell’ignoranza può essere molto salato. Meglio giocare d’anticipo: documentare ogni operazione, muoversi in modo trasparente e, quando serve, farsi affiancare da un professionista.
Informazioni fornite in modo indipendente da un nostro partner nell’ambito di un accordo commerciale tra le parti. Contenuti riservati a un pubblico maggiorenne.