In un periodo di forte incertezza sul futuro delle strutture sanitarie del Vco, con le numerose polemiche che questo porta con sé, i sindacati dei medici hanno deciso di intervenire per chiarire la propria posizione. In particolare, a dire la propria sono Francesco Romagnoli (Anaoo Assomed), Andrea Capuano (Cimo Fesmed), Roberto Emidi (Cgil Fp), Antonio Dellera (Cisl Medici), Pantaleo Ametrano (Uil Fpl), che firmano una lettera aperta in replica ad un articolo pubblicato sul quotidiano “La Stampa”. Con l’occasione, le sigle sindacali fanno il punto della situazione negli ospedali di Verbania e Domodossola riguardo la sempre più grave carenza di personale. Di seguito il testo della lettera.
“È con un certo stupore che abbiamo letto l’articolo del 4 ottobre pubblicato su “La Stampa”, dal sottotitolo disinformato e disinformate: “L’ospedale di Verbania è rimasto senza medici e infermieri. In due anni rischia di sparire”, perché non contiene notizie esatte e non analizza reali i problemi che sono alla base di questo presunto “fuggi fuggi” di medici e infermieri, e questo anche perché non tiene conto, pur parlandone, del punto di vista di noi medici, direttamente coinvolti nel problema.
È del tutto evidente che la carenza di medici e personale del comparto in tutta Italia è un problema noto a tutti e sulle cui cause non ci soffermeremo. Quel che qui ci interessa è perché questa carenza è più grave nella Asl Vco. Iniziamo col precisare che l’ospedale di Verbania rispetto a quello di Domodossola ha molti meno medici gettonisti e soltanto due strutture complesse sono interessate, oltre al Dea e alla radiologia, che insistono in ambedue le strutture in quanto hanno lo stesso direttore:
1) la pediatria fino a luglio 2024 aveva tre dirigenti medici dipendenti coadiuvati da alcuni “gettonisti”, mentre ora ne ha solo uno, perché gli altri due si sono trasferiti alla pediatria di Borgomanero e non “in Svizzera con il triplo dello stipendio”. Il problema alla base di questa scelta è il mancato superamento del periodo di prova del vincitore del concorso di direttore di struttura, che lavorava già presso l’Asl Vco da molti anni.
2) La struttura complessa di medicina interna e la radiologia, parzialmente coperte da medici “gettonisti”. In radiologia durante la gestione di questa direzione generale si sono dimessi due medici uno per andare all’azienda di Cuneo e un altro per la sanità privata del Vco (nessuno dei due è andato in Svizzera per il “triplo dello stipendio”).
3) Il Dea che interessa i due ospedali: nel 2016 aveva 31 dirigenti medici (conserviamo una lettera del febbraio 2016 sottoscritta da 27 di questi medici, che si lamentavano delle condizioni di lavoro e della scarsa flessibilità nelle turnazioni), oggi ne sono rimasti meno di 10, e, si badi bene in Svizzera ce ne è andato uno solo mentre un altro è andato nel settore privato. Tutti gli altri, tranne qualche pensionamento, sono stati trasferiti in altri reparti e servizi della Asl Vco e qualcuno è passato alla medicina di base (è tutto documentato e documentabile con lettere, denunce, interventi dell’Ispettorato del Lavoro, dello Spresal di Biella). All’epoca il direttore generale nominato dalla giunta Chiamparino e dall’indimenticato assessore alla sanità Saitta nulla ha fatto per invertire la rotta.
La situazione dell’ospedale di Domodossola rispetto a quello di Verbania è addirittura peggiore (anche per questo motivo il titolo dell’articolo ci sembra una forzatura), perché ci sono due strutture complesse interamente affidate ai “gettonisti” e precisamente l’urologia e l’ortopedia (vi esercitano solo due dirigenti medici dell’Asl in ognuna di esse). La medicina interna di Domodossola in termini di dirigenti Asl è messa peggio di quella di Verbania ed utilizza più “gettonisti”. Anche la neurologia e la radiologia fanno un discreto uso di personale a gettone. il punto nascita di Domodossola è appaltato alla Pediacoop da più di quindici anni e non dimentichiamo il taglio del nastro con il presidente della regione Cirio per il nuovo reparto di pediatria, prima delle elezioni regionali, quando ormai era noto a tutti che era rimasto un solo dirigente medico dipendente operante sia a Verbania che a Domodossola. L’ostetricia e ginecologia, a Domodossola inserita nel punto nascite, è un punto dolente di come è stata ed è tuttora amministrata l’Asl Vco negli ultimi 10 anni dai politici di turno, di destra e di sinistra, e dai direttori generali che hanno inviato in questo territorio. In questo reparto, che coinvolge anche l’ospedale di Verbania, la carenza di organico è dovuta alla inefficiente gestione delle risorse umane dovuta alla inottemperanza della sentenza del Tar del Piemonte (n. 112/2014) confermata dal consiglio di Stato che avevano confermato la chiusura del punto nascite di Domodossola voluta dall’amministrazione regionale Cota, perché: “un numero accettabile di parti l’anno non è un mero parametro di economicità dell’azione amministrativa, ma uno standard operativo di sicurezza alla stregua di concordi e consolidate indicazioni scientifiche”. A distanza di 10 anni nessuna giunta regionale di centrodestra o di centrosinistra e neppure i loro direttori generali, hanno applicato una sentenza passata in giudicato con il risultato che nel 2023 a Domodossola ci sono stati circa 70 parti e nel 2024 fino ad oggi poco più di 40. È del tutto evidente che medici, infermieri e gettonisti potevano e possono essere utilizzati diversamente e più proficuamente.
Ora è il momento di sfatare il mito della Svizzera, che è sempre stata lì dove è ora ed ha sempre elargito “stipendi tre volte superiori ai nostri” e noi non abbiamo mai visto questo “fuggi fuggi” descritto nell’articolo della Stampa. Di fatto negli ultimi anni i medici e gli infermieri che sono andati a lavorare in Svizzera non sono tantissimi, si contano sulle dita di una o due mani, alcuni di loro hanno lasciato il Dea altri hanno lasciato l’Asl ed il motivo è sempre uno e non ha a che fare con lo stipendio, ma con il disagio di dover lavorare in un ospedale plurisede in cui la volontà ed il desiderio di coprire le attività irrinunciabili e Lea si continua a scontrare con la realtà e la dotazione degli organici inadeguata, che non permette il giusto godimento delle ferie e dei riposi ed un numero decente di fine settimana liberi dal lavoro.
Infine, la proposta dell’assessore alla sanità del Piemonte di incentivare nuove assunzioni con 500 euro mensili in più sullo stipendio, non pare realizzabile, perché tale somma andrebbe elargita a tutti i lavoratori già presenti a meno che non si voglia incorrere in una disparità di trattamento tra lavoratori certamente non prevista dal nostro ordinamento giuridico (poi, ci interessa sapere, cosa farà con le altre zone carenti in Piemonte?). In conclusione, chiediamo all’assessore della sanità in Piemonte di nominare un direttore generale nella nostra Asl che abbia la capacità di ascoltare prima e poi risolvere i problemi dei dipendenti e di circondarsi di persone adeguate a tale scopo, perché la direzione attuale è del tutto inadeguata allo scopo e a tal fine voglio prendere ad esempio il direttore sanitario recentemente collocato in quiescenza: i lavoratori del Vco con tutti i problemi che abbiamo esposto precedentemente e le mancate decisioni prese, ricordano questa figura per una delibera da lei ispirata, ossia la n. 210 del 14/03/2024 dal titolo: “Adozione del regolamento aziendale che disciplina- per i dipendenti dell’Asl Vco – la possibilità della presenza del proprio animale di affezione nel luogo di lavoro”.
Nella nostra Asl ci sono dei direttori di struttura complessa come la chirurgia, l’oncologia e la nefrologia, che hanno fatto dei loro reparti un esempio per tutti, infatti non vi lavora nessun gettonista, hanno attirato nelle loro strutture dei medici giovani, li hanno responsabilizzati, li hanno formati, hanno dato loro degli incarichi dirigenziali adeguati e remunerati, ma le direzioni generali che si sono succedute negli ultimi anni, quando si sono confrontate con questi professionisti, al loro parere su come migliorare i servizi dell’intero ospedale, hanno preferito rimanere su idee di vecchi pensionati o prossimi alla pensione, che invece di godersi il meritato riposo, hanno dato suggerimenti e consigli, che non hanno fatto certo il bene della popolazione che si rivolge ai nostri ospedali.
Ci auguriamo che con le prossime nomine la regione tenga conto dei nostri bisogni e della nostra specificità geografica, avendo ben presente che i medici strutturati nei nostri ospedali non hanno certamente la vocazione di mercenari e se qualcuno (o molti) avessero la tentazione di licenziarsi o trasferirsi altrove ciò accadrebbe per la mancanza di prospettive lavorative attrattive, serie e sostenibili”.