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Economia | 02 aprile 2024, 08:51

Inflazione, bruciati 6 miliardi rispetto al pre Covid: in Piemonte persi oltre 15 mila posti di lavoro

La rilevazione di Cer e dell'Ufficio economico di Confesercenti-Cer evidenzia come il reddito reale delle famiglie sia aumentato di appena 250 euro rispetto al 2019

Inflazione, bruciati 6 miliardi rispetto al pre Covid: in Piemonte persi oltre 15 mila posti di lavoro

L’inflazione annulla la ripartenza dei redditi degli italiani, riportandoli in termini reali sotto i livelli pre pandemia, con una perdita complessiva di oltre 6 miliardi di euro rispetto al 2019. Lo rilevano Cer e l'Ufficio economico Confesercenti sulla base dei dati disponibili Istat.

Redditi reali cresciuti di appena 250 euro in 4 anni

Tra il 2019 ed il 2023, in valori nominali, il reddito medio delle famiglie italiane è passato da poco più di 38.300 euro a oltre 43.800 euro l’anno. Un salto di oltre 5.500 euro che, purtroppo, è solo virtuale, perché annullato di fatto dall’aumento dei prezzi: al netto dell’inflazione, infatti, nel 2023 il reddito reale medio per famiglia è ancora 254 euro (-0,7%) inferiore a quello del 2019.

Quanto agli andamenti nelle regioni, il calo del reddito medio rilevato a livello nazionale è la sintesi di tendenze territoriali molto diverse tra loro. Per le famiglie di sette regioni, il bilancio è positivo, prevalentemente a nord: a registrare un aumento del reddito medio in termini reali rispetto al 2019 sono infatti Valle d’Aosta (+2.951 euro, l’incremento più alto), Lombardia (+1.930 euro), le province autonome di Trento (+1.639 euro) e Bolzano (+2.237 euro), Veneto (+241 euro) e Friuli-Venezia Giulia (+483 euro).

La maggior parte dell’Italia, invece, resta indietro: il confronto tra il reddito medio reale del 2023 e quello del 2019 è negativo in tutte le altre regioni, con la maglia nera che va alla Calabria, dove il reddito medio reale delle famiglie della regione nel 2023 è di poco sotto i 29mila euro l’anno, oltre 18mila euro in meno del reddito medio reale delle famiglie di Bolzano (oltre 47mila euro l’anno).

Occupazione cresciuta di quasi 400 unità

Al contrario dei redditi reali, la ripartenza del lavoro non si è fermata: tra il 2019 ed il 2023, il numero di lavoratori è cresciuto costantemente ogni anno, passando da 23,1 milioni a 23,5 milioni con un aumento netto di quasi 394mila occupati.

Anche in questo caso, il dato medio nazionale cela andamenti territoriali molto differenti tra loro: a beneficiare della maggiore crescita dell’occupazione è la Puglia, che registra una variazione positiva di quasi 79mila lavoratori in cinque anni, il +6,5%. Seguono il Veneto (+75mila lavoratori, +3,5%) e la Sicilia (+59mila, +4,4%).

Piemonte maglia nera: persi 15mila posti

Solo quattro regioni subiscono un declino del numero di occupati rispetto al 2019: la Sardegna (-5.900 lavoratori, pari ad una flessione del -1%, la Calabria (-9.800, -1,8%), il Molise (-2.800, -2,6%) e il Piemonte che con la perdita di oltre 15mila occupati (-0,8%) è, in termini assoluti, tocca la maglia nera nella classifica dell’occupazione degli ultimi cinque anni.

Massimo De Marzi

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