Il mese di settembre, si sa, è uno dei più difficili per i lavoratori: ferie finite e nel futuro la prospettiva di un intero anno di lavoro, urgenze e scadenze. Lo stress e la cattiva salute mentale rimangono problemi persistenti sul posto di lavoro. Ieri si è celebrata la giornata mondiale della salute mentale (10 ottobre), un’occasione per riflettere su quanto in ambito lavorativo si stiano o meno facendo dei progressi in questo senso.
Secondo il sondaggio People at Work 2023 dell'ADP® Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2mila lavoratori in Italia), il 44,7% dei lavoratori del Piemonte pensa che il proprio datore di lavoro non stia facendo nulla per promuovere una salute mentale positiva.
Il 20% pensa che invece sia attivo soprattutto tramite il dialogo, favorendo una comunicazione continua e costante, il 10% dichiara come nella propria azienda sia in vigore il diritto di disconnessione da mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, sempre secondo il 10% vi sono vere e proprie pause stabilite per la gestione dello stress (esempio stanza zen, meditazione, palestra,…) e l’8% dichiara come il proprio datore di lavoro favorisca dei giorni di ferie per il benessere personale (per esempio in molte multinazionali il giorno del compleanno corrisponde a un giorno di ferie regalato).
Alla domanda “hai mai la sensazione che il tuo lavoro sia influenzato negativamente dallo stress?” il 60,7% ha risposto “si”. Di questi, il 29,3% lamenta di non essere in grado di svolgere il lavoro al meglio delle proprie capacità mentre il 32% lamenta di avere continuamente necessità di staccare con piccole pause. Il 56,7% dichiara poi come i colleghi siano un forte sostegno.
Per quanto concerne lo stress, il 24,7% degli intervistati afferma di sentirsi stressato giornalmente, il 10% 4-6 volte a settimana, il 17,3% 2-3 volte a settimana, una volta al mese un altro 6,7%.
Tra le cause di stress non solo il carico di lavoro ma anche l’insoddisfazione. Il 18% dei piemontesi afferma infatti di non sentirsi soddisfatto della propria posizione, quasi uno su cinque. Le cause principali sono tre: il 37% lamenta di avere avuto un aumento delle responsabilità che non è combaciato con un aumento di stipendio, per il 59,3% il problema è la mancanza di avanzamenti di carriera, un altro 25,9% ha ricevuto meno benefit di quanto si aspettasse.