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Territorio | 01 maggio 2023, 16:00

“Dolcenera” , una nuova via alpinistica sui Corni di Nibbio

L'ha aperta nei giorni scorsi in solitaria il 21enne Luca Favaretto

“Dolcenera” , una nuova via alpinistica sui Corni di Nibbio

Luca Favaretto l'ha chiamata “Dolcenera”: è la nuova via che ha aperto sui Corni di Nibbio nei giorni scorsi. Il 21enne ha dedicato a De Andrè e alla sua canzone l'ascensione in solitaria fino ai 1475 metri del pizzo Carbunisch. Una salita che a differenza del “mancato finale” raccontato dal cantautore genovese ha visto un epilogo sereno, complicato in parte dall'acqua che grondava dalla roccia scura e bagnata che tagliava la strada verso la sommità della vetta e che ha dato il nome al nuovo percorso alpinistico.

La salita è del 22 aprile, il racconto è quello del giovane alpinista. “Sono partito a piedi dalla frazione di Albo, sono salito vicino alle vecchie cave del duomo, per poi prendere la vecchia traccia di sentiero che porta all' alpe corte Lorenzo. Ad un certo punto lungo il sentiero si notano sopra un centinaio di metri le pareti verticali del Carbunisch, a quel punto sono salito fino alle placche di roccia di colore nero. Una volta alla base, mi sono reso conto che erano ancora parecchio bagnate, perché nei giorni precedenti aveva piovuto, ma ho deciso comunque di provare la salita e ho affrontato i primi 80 metri con estrema delicatezza su placche bagnate di quinto grado. Ho fatto sosta e riposato su un bel terrazzo e ho poi deciso di continuare la scalata, stando leggermente a destra rispetto al filo di cresta, e una volta percorsi altri centro metri mi sono ritrovato sotto ad un diedro molto bello e verticale di sesto grado”.

Non ero convinto di salirlo -spiega Favaretto-, perché essendo solo non è facile proteggersi, ovvero assicurarsi con chiodi, però dopo averlo studiato un po' ho capito come affrontarlo e dopo circa 35 metri sono sbucato su un terrazzino di terra. Da lì ho raggiunto la cresta principale, per poi spostarmi nuovamente a destra e salire per altre placche molto bagnate. Dopo averle superate ho seguito tutta la cresta fino alla cima. Lo sviluppo della via, che ho deciso di chiamare 'Dolcenera' è di 420 metri con passaggi dal quarto fino al sesto grado”.

Nella parte inferiore -conclude il giovane alpinista- ho trovato placche ben poco proteggibili, difatti le ho passate senza. Invece nel diedro e nelle placche superiori sono riuscito a proteggermi con protezioni veloci e due chiodi. Ho utilizzato una corda intera da 60 metri, tre Friend e 4 chiodi. Non ho abbandonato chiodi in parete, preferisco una montagna pulita da affrontare in stile alpino: ovvero una corda e tutto il materiale utilizzato che viene poi recuperato. La via si trova esattamente sopra ad Albo e dalla cima si ha un ampia vista sull'Ossola, sul Verbano, il lago Maggiore e gran parte della Val Grande”.

Solo qualche settimana fa una nuova impresa alpinistica era stata compiuta ai Corni di Nibbio dal duo Fabrizio Manoni, guida di Premosello, e Felice Ghiringhelli, alpinista di Cuzzago. A raccontarci la cronaca dell'ascensione su una nuova via al Torrione di Bettola era stato ancora una volta il giornalista e scrittore ornavassese Paolo Crosa Lenz, che sottolineava come “in tempi di cambiamenti climatici, quando le 'alte montagne' soffrono e richiedono tempi e visioni nuove, le 'piccole montagne' offrono agli alpinisti di oggi inediti terreni di avventura. Un ritorno all’alpinismo esplorativo di stampo ottocentesco. Scalare guardando il Lago Maggiore lontano”. Un'inedito terreno d'avventura, di prossimità come si direbbe oggi, percorso nei giorni scorsi anche da Luca Favaretto.

"La scalata in solitaria -spiega il 21enne di Cavandone- fa parte di me, è uno stile che comporta diversi rischi ma ho trovato il giusto modo per affrontarlo. Fin da bambino amo esplorare posti nuovi. La mia passione era camminare in montagna e fare trekking, specialmente in val Grande. Ho cominciato ad arrampicare a 13 anni e a 18 anni ho cominciato a praticare alpinismo in quota.  Avevo tentato di aprire in solitaria già due nuove vie sui Corni di Nibbio, ma dopo aver trovato difficoltà ho preferito, responsabilmente, desistere. Questa via per me ha molto valore, perché spesso trovo molte più emozioni ad aprire percorsi nuovi in zona piuttosto che salire un 4mila molto frequentato. Mi piace molto anche scalare  cascate di ghiaccio. Ho ancora molta strada da fare, ma il mio sogno sarebbe riuscire a diventare guida alpina e arrivare anche sulla cima delle montagne più importanti”. 

 

Redazione

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