Come fanno gli animali del Parco Veglia Devero Antrona a superare i rigori dell'inverno in quota? Lo spiega l'Ente Parco attraverso la sua pagina facebook. Il meccanismo biologico alla base della sopravvivenza è quello del risparmio energetico.
Ad esempio in inverno il fagiano di monte si nutre principalmente di aghi e gemme di conifere, ma non accumula riserve di grasso, perciò per soddisfare il suo fabbisogno energetico deve alimentarsi con regolarità. “Al di fuori dei brevi periodi di alimentazione -spiega l'ente parco- , che hanno luogo all’alba e al tramonto, trascorre il resto del tempo in una buca scavata nella neve soffice e polverosa, nascosto alla vista dei predatori. All’interno di queste buche la temperatura sale fino a valori prossimi allo zero e gli escrementi che vengono deposti contribuiscono ad innalzare la temperatura all’interno. Grazie a questi accorgimenti e nonostante il freddo, i consumi per il mantenimento dell’attività metabolica sono ridotti al minimo. Quando i fagiani subiscono degli stress esterni, le loro difese immunitarie si riducono e diventano più vulnerabili alle malattie e ai predatori”. “Ecco perché -sottolinea l'ente- è importante seguire buone pratiche quando svolgiamo attività all’aria aperta in montagna e adottare i comportamenti più adatti a non disturbare la fauna alpina. Quindi quando svogliamo attività fisica sulle montagne, se possibile, è buona pratica evitare le aree sensibili, come le creste e altre aree prive di neve. Nel bosco e ai suoi margini, è meglio rimanere sui percorsi tracciati, sulle piste o lungo i sentieri, oppure utilizzare i corridoi liberi evidenti e già percorsi.
Il principio del risparmio energetico è sfruttato anche dallo stambecco. “Per affrontare l’inverno -scrive il Parco- , lo stambecco accumula un importante strato di grasso durante la stagione estiva. Non solo: in inverno, la sua mobilità si riduce drasticamente rispetto all’estate e il metabolismo subisce rallentamenti, fluttuando durante il giorno. Queste modificazioni sono simili a quelle che si osservano negli animali che vanno in letargo e in quelli che utilizzano l’energia del sole per regolare la temperatura corporea, come i rettili. Sono degli adattamenti estremi, che ci mostrano come il risparmio delle energie sia fondamentale per la sopravvivenza degli stambecchi in montagna, su versanti quasi verticali, fino a 2700-2800 m di quota”.