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Territorio | 22 febbraio 2021, 09:00

Come fanno gli animali delle Alpi a superare i rigori dell'inverno?

Lo spiega l'Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola, che ricorda di adottare giusti comportamenti per non disturbare la fauna alpina durante passeggiate ed escursioni

Come fanno gli animali delle Alpi a superare i rigori dell'inverno?

Come fanno gli animali del Parco Veglia Devero Antrona a superare i rigori dell'inverno in quota? Lo spiega l'Ente Parco attraverso la sua pagina facebook. Il meccanismo biologico alla base della sopravvivenza è quello del risparmio energetico.

Ad esempio in inverno il fagiano di monte si nutre principalmente di aghi e gemme di conifere, ma non accumula riserve di grasso, perciò per soddisfare il suo fabbisogno energetico deve alimentarsi con regolarità. “Al di fuori dei brevi periodi di alimentazione -spiega l'ente parco- , che hanno luogo all’alba e al tramonto, trascorre il resto del tempo in una buca scavata nella neve soffice e polverosa, nascosto alla vista dei predatori. All’interno di queste buche la temperatura sale fino a valori prossimi allo zero e gli escrementi che vengono deposti contribuiscono ad innalzare la temperatura all’interno. Grazie a questi accorgimenti e nonostante il freddo, i consumi per il mantenimento dell’attività metabolica sono ridotti al minimo. Quando i fagiani subiscono degli stress esterni, le loro difese immunitarie si riducono e diventano più vulnerabili alle malattie e ai predatori”. “Ecco perché -sottolinea l'ente- è importante seguire buone pratiche quando svolgiamo attività all’aria aperta in montagna e adottare i comportamenti più adatti a non disturbare la fauna alpina. Quindi quando svogliamo attività fisica sulle montagne, se possibile, è buona pratica evitare le aree sensibili, come le creste e altre aree prive di neve. Nel bosco e ai suoi margini, è meglio rimanere sui percorsi tracciati, sulle piste o lungo i sentieri, oppure utilizzare i corridoi liberi evidenti e già percorsi.

Il principio del risparmio energetico è sfruttato anche dallo stambecco. “Per affrontare l’inverno -scrive il Parco- , lo stambecco accumula un importante strato di grasso durante la stagione estiva. Non solo: in inverno, la sua mobilità si riduce drasticamente rispetto all’estate e il metabolismo subisce rallentamenti, fluttuando durante il giorno. Queste modificazioni sono simili a quelle che si osservano negli animali che vanno in letargo e in quelli che utilizzano l’energia del sole per regolare la temperatura corporea, come i rettili. Sono degli adattamenti estremi, che ci mostrano come il risparmio delle energie sia fondamentale per la sopravvivenza degli stambecchi in montagna, su versanti quasi verticali, fino a 2700-2800 m di quota”.

 

Redazione

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