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Attualità | 22 giugno 2025, 17:00

L'eco delle bombe americane sull'81° anniversario dell'eccidio di Fondotoce FOTO

La celebrazione di oggi, 22 giugno, non ha potuto non fare i conti con quanto accaduto nella notte in Iran: "Oggi siamo in guerra. Facciamo in modo che la Costituzione si ancora viva"

L’eco delle bombe sganciate nella notte sull’Iran dall’aviazione statunitense ha turbato la commemorazione dell’81° anniversario degli eccidi di Fondotoce e Baveno. “Non è facile trovarci qui – ha esordito Gianfranco Fradelizio, presidente della Casa della Resistenza - e pensare che altri uomini e donne sono inermi sotto le bombe. Non è facile per noi che cerchiamo di tramandare la memoria, ricordare perché non abbia più a ripetersi. L’uomo non ha memoria. In un mondo segnato dalle guerre, gli ideali della Resistenza possono invertire la tendenza. Oggi l’Italia (intesa come il governo in carica, ndr) non rispetta l’art 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”, ndr), oggi siamo in guerra. A 80 anni dalla Liberazione sta a noi fare in modo che la Costituzione sia ancora cosa viva”.

Anche per Domenico Ravetti, vicepresidente del consiglio regionale, presidente del comitato Resistenza e Costituzione, “è giusto ricordare ciò che è successo questa notte. Ancora una volta sulla diplomazia è prevalso lo scontro. La nostra è una società del tempo presente. Non guarda al passato e non guarda al futuro. Voi della Casa della Resistenza, come tanti altri, state andando controvento. Qui siamo a pochi passi da un lago, per raggiungere la destinazione è importante andare di golena (superare i periodi di magra, ndr). Chiudo ricordando quattro date fondative: il 25 aprile 1945 giorno della Liberazione, il 2 giugno 1946 giorno del referendum che sancì la nascita della Repubblica, il 22 dicembre 1947 quando i padri costituenti approvarono la Costituzione, il 18 aprile 1951 quando fu costituita la Ceca, embrione dell’unione europea i cui contraenti stabilirono di produrre insieme i materiali per costruire le armi. Manca una data fondativa che segni la nascita di un’Europa capace di regolare i rapporti nel mondo”

“Finché non si superano i confini dei singoli Stati – ha commentato il viceprefetto vicario, Gerardo Corvatta -, finché non ci saranno gli Stati Uniti d’Europa che non sono stati fatti e non so se mai si faranno, non usciremo dall’attuale spirale di guerre e violenza”.

Rino Porini, intervenuto in rappresentanza della provincia: “Giornate come questa non siano solo vuoti momenti celebrativi, vi in invito a pensare a quei fatti, alla processione di quelle persone fatte sfilare da Intra a Fondotoce. Guardiamo al loro sacrificio con riconoscenza. Il loro ricordo ci ammonisce, ha un senso ritrovarci qui, voglio ricordare in particolare l’unica donna, Cleonice Tomassetti che seppe opporre l’orgoglio d’essere italiana ai suoi carnefici”.

Giandomenico Albertella, sindaco di Verbania: “L’eccidio ci ricorda la responsabilità che dobbiamo continuare a dimostrare oggi perché certe cose non si ripetano, i fatti di questa notte no”.

Per Alessandro Monti, sindaco di Baveno, “È il momento di interrogarci, di riflettere su un modo comune di preservare e tramandare la memoria di ciò ch’è accaduto 81 anni fa”.

Enzo La Forgia, docente, ricercatore e assessore alla cultura a Varese, oratore ufficiale: “Parto dalla foto dei 43 patrioti, esposta alla Casa della Resistenza, rastrellati, fatti scendere in strada, hanno tutti un’aria smarrita. Due sono costretti a reggere lo striscione ‘Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi’. Un eccidio che ebbe come appendice l’uccisione di altri 17 patrioti a Baveno. Ho voluto usare la parola patrioti perché così si definivano loro prima d’essere chiamati partigiani, un termine che s’affacciò solo nella fase finale della Resistenza con l’arrivo di partigiani che avevano combattuto all’estero. Da due anni in Italia non si fa che parlare di patria. Erano tutti uomini e donne educati al concetto di patria dal fascismo, ma stavano maturando una nuova idea di patria. Lo spiega bene Natalia Ginzburg nella prefazione ad un’antologia uscita a metà degli anni 80 quando scrive ‘ le vie e le piazze delle nostre città ci apparvero luoghi da difendere’. Ecco, tornando al cartello sotto il quale i 43 furono costretti a sfilare possiamo dire: sì sono stati loro i liberatori d’Italia non banditi”.

Redazione

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