Attualità - 22 novembre 2025, 19:07

Quartieri uniti contro la violenza di genere: a Verbania una rete sempre più forte per prevenire e proteggere FOTO

A Villa Giulia il primo evento dedicato alla Giornata del 25 novembre: uomini e donne insieme per riconoscere i segnali, sostenere le vittime e rafforzare il ruolo dei quartieri nella prevenzione

Un fiocco bianco per gli uomini all’ingresso in sala e una rosa rossa per le donne al termine del convegno. Si è aperto così, ieri pomeriggio a Villa Giulia, l’incontro “I Quartieri, ponte e legame tra cittadini, comunità e istituzioni”, primo appuntamento promosso dall’Amministrazione comunale in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere, che sarà celebrata martedì 25 novembre. Un gesto simbolico, semplice ma potente, per ricordare quanto sia necessario partire dagli uomini nella lotta alla violenza contro le donne. “Perché dobbiamo essere per primi noi uomini a riflettere e a comportarci di conseguenza”, ha sottolineato il sindaco Giandomenico Albertella aprendo il pomeriggio di confronto.

Il significato del nastro bianco è stato ricordato dal consigliere ai Quartieri, Sergio Baldan, ideatore dell’evento insieme all’ex presidente della Commissione di decentramento, Paolo Oliva. Baldan ha riportato la storia dei ragazzi canadesi che, nel 1991, decisero di appuntarsi al petto un fiocco bianco dopo l’uccisione di 12 donne da parte di un unico aggressore, dando vita a un movimento maschile contro la violenza. Oliva ha evidenziato l’importanza del ruolo dei quartieri nel vigilare sulle situazioni di fragilità: “Dobbiamo essere presenti e attenti sui nostri territori, per intervenire prima che sia troppo tardi”.

Anche i simboli sul territorio contribuiranno a sensibilizzare la comunità. L’albero di Natale che il Consiglio di quartiere di Intra collocherà l’8 dicembre accanto alla passerella ciclopedonale de “Il Maggiore” sarà dedicato alle donne vittime di violenza. Sarà bianco, con la scritta “Rompi il silenzio” e una scarpa rossa in memoria delle donne assassinate, un richiamo visivo che inviterà cittadini e passanti a non voltarsi dall’altra parte.

Durante l’incontro, Arianna Biollo del Consorzio dei Servizi Sociali ha ricordato come i centri antiviolenza del VCO siano operativi dal 2017 e quanto sia strategica la collaborazione con i quartieri per intercettare tempestivamente i segnali di disagio. La rete territoriale conta oggi 30 sportelli anti-violenza e due DEA, distribuiti in modo capillare per essere il più vicino possibile alla popolazione. Nell’ultimo anno, da novembre 2024 a novembre 2025, sono stati registrati 184 casi di potenziale violenza, non tutti sfociati in denuncia, con 113 minori coinvolti e 9 persone attualmente ospitate nella casa rifugio gestita dalla cooperativa La Bitta. L’ASL ha inoltre segnalato 107 donne maltrattate e 19 minori accompagnati, confermando un quadro che richiede attenzione continua.

La vice questore Roberta Toma ha spiegato come l’intervento della Polizia arrivi spesso quando la violenza è già stata denunciata, sottolineando l’importanza della prevenzione: “Quando si parla di violenza si pensa subito all’omicidio, ma la maggior parte delle storie inizia con la violenza verbale. È da quella che bisogna imparare a riconoscere i primi segnali”. Toma ha ribadito l’importanza del ruolo di amici e conoscenti, spesso primi testimoni di comportamenti che, se segnalati, possono evitare conseguenze tragiche.

Gli interventi della vice commissario Silvia Russomando, del comandante dei Carabinieri di Domodossola Alberto Rondano e della maresciallo Chiara Fragnenti hanno portato esempi concreti dei casi affrontati dalle forze dell’ordine, mettendo in luce quanto siano complesse le dinamiche di chi subisce violenza. Russomando ha condiviso la storia di “Anna”, nome di fantasia, vittima di aggressioni e minacce da parte di un uomo sposato. Nonostante i ripetuti tentativi di convincerla a denunciare, la donna appariva sempre esitante. La svolta è arrivata quando, a seguito dell’ennesimo intervento dei Carabinieri nella località in cui Anna risiedeva, l’uomo è stato denunciato d’ufficio. È stato poi condannato a un anno e sei mesi e sottoposto alla sorveglianza speciale in codice rosso, con obbligo di braccialetto elettronico.

Redazione

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