In una domenica mattina segnata dalla pioggia, Verbania ha dedicato il piazzale dello stadio Pedroli alla memoria delle vittime della tragedia dell’Heysel, a quarant’anni da quella notte che costò la vita a 39 persone. L’iniziativa, voluta dall’amministrazione comunale e sostenuta dai tifosi juventini dell’associazione “Quelli di via Filadelfia”, è stata accompagnata da un clima di sincera partecipazione e raccoglimento.
La tragedia del 29 maggio 1985 resta una ferita ancora aperta: tra le vittime, tutti giovanissimi, c’era chi aveva appena cinquant’anni e chi ne aveva soltanto dieci. Persero la vita travolti dalla violenza degli hooligan inglesi e dall’incapacità delle autorità belghe di gestire la situazione, ammassati contro un muro che crollò provocando una catena di orrori che il calcio non potrà mai dimenticare.
A riportare alla mente quei momenti è stata innanzitutto la testimonianza di Laura Sau, già assessore comunale, che allora si trovava a Bruxelles come accompagnatrice turistica, proprio nel famigerato settore Z. Racconta di essere scampata al peggio grazie all’intervento provvidenziale di qualcuno che la trascinò via oltre la calca, mentre attorno a lei la situazione precipitava. Un altro tifoso presente quel giorno ha ricordato l’atmosfera irreale di una partita che si giocò comunque, nonostante l’immensità della tragedia appena consumata.
Il sindaco Giandomenico Albertella ha sottolineato come lo sport debba rappresentare un luogo di unione e non di odio, e come l’intitolazione sia un segnale rivolto soprattutto alle nuove generazioni, affinché conoscano ciò che accadde e comprendano l’importanza del rispetto negli stadi. Parole analoghe sono arrivate dalla consigliera provinciale con delega allo sport, Gabriella Pellizzari, che ha ricordato come proprio quella tragedia abbia spinto l’Europa intera a ripensare la sicurezza negli impianti sportivi e le misure di prevenzione.
A completare il momento istituzionale è stato Massimo Guaschino, consigliere comunale e promotore dell’iniziativa, che con grande emozione ha letto uno a uno i nomi delle vittime, gli “angeli dell’Heysel”, come ha voluto chiamarli. In apertura della cerimonia, Guaschino, Sau ed Emanuele Giacchero – anche lui presente in quello stadio nel 1985 – hanno svelato la targa commemorativa. Sau ha ricordato il caos, la paura per la sorte di sua sorella e il dolore nel dover riconoscere la salma di un ragazzo che viaggiava con loro. Giacchero, invece, ha raccontato la scena dei tifosi che fuggivano in campo, respinti dalle cariche della polizia a cavallo.
La cerimonia è stata organizzata anche in collaborazione con i rappresentanti della curva, custodi della memoria storica del tifo bianconero. Un momento sobrio ma carico di significato, che ha voluto restituire dignità, rispetto e ricordo alle 39 vite spezzate in una delle pagine più tragiche dello sport europeo.












