Si torna a parlare del consiglio del quartiere Est di Verbania, dopo le accuse mosse dal suo presidente Ettore Francioli all’amministrazione comunale in merito alla mancanza di una sede fissa per il consiglio. Alle dure parole di Francioli replica, con una nota, il consigliere delegato al decentramento del comune di Verbania Sergio Baldan. Queste le sue parole.
“Quando è troppo, è troppo. E sì, tocca di nuovo intervenire — perché, a forza di sentire favole dal presidente del quartiere Verbania Est, qualcuno rischia di crederci davvero. Partiamo da un punto fermo: tutti vogliamo una sede dignitosa per il quartiere Est. Su questo non c’è discussione. Nel frattempo, i cittadini hanno il diritto di ritrovarsi e di lavorare per il bene del proprio quartiere. Ritengo però fuori luogo, considerando che si parla di questioni di quartiere, tirare in ballo scelte ideologiche o personali di un consigliere. Un po’ di sobrietà non guasterebbe.
Ma veniamo alla prima dichiarazione “epica” del presidente: “La verità è che è impossibile discutere con l’amministrazione, perché sindaco, giunta e consigliere delegato non vogliono nemmeno sedersi a parlare. Non si vuole dare al quartiere una sede dignitosa.” Eh sì, la solita trama del film: “Tutti contro di me.” Peccato che la realtà sia meno drammatica: due incontri si sono svolti eccome, e con tanto di verbali — e sedie vere. La prima, durante la commissione decentramento, quando il sindaco ha risposto direttamente, mettendo a disposizione i locali dell’asilo di Biganzolo. Le ricordo che proprio lì il consiglio di quartiere si è riunito per quasi due anni, dall’ottobre 2022 fino alla primavera del 2024. Un’altra riunione si è poi svolta con il nuovo consiglio — a seguito delle mie dimissioni per incompatibilità con la carica di consigliere comunale — presso la sala delle suore di Zoverallo. Le ricordo anche che l’affitto di quella sala fu equamente diviso tra me e lei, un dettaglio che contraddice quanto da lei dichiarato qualche mese dopo. Si è inoltre parlato della sala polivalente di via Restellini, dove si riunisce anche il quartiere Intra. In quell’occasione, dopo una discussione accesa, lei ha abbandonato la riunione per motivi familiari — scelta rispettabilissima — ma resta il fatto che la discussione era avviata.
La seconda occasione è stata la riunione nell’ufficio del sindaco, convocata dallo stesso, alla quale erano presenti tutti i consiglieri del quartiere Est, compreso lei. Non entro nel merito del suo comportamento irrispettoso nei confronti del sindaco, che comunque le ha messo a disposizione la sala polivalente di via Restellini, comunicandole anche che la precedente sede presso l’asilo di Biganzolo non era più disponibile per decisione della dirigente scolastica. È inutile — ma forse opportuno — ricordarle, vista la sua scarsa memoria dei fatti, che in quella sede tutti i consiglieri erano d’accordo nel riunirsi provvisoriamente nella sala polivalente di via Restellini, eccetto lei, che ha abbandonato l’incontro. Sulla capienza della sala di via Restellini ha già risposto la presidente del quartiere Intra, ma a volte è più comodo non ascoltare, per poter dire “nessuno mi risponde”.
Alla sua frase: “Forse dà fastidio avere persone che fanno domande e chiedono risposte?” rispondo che questa amministrazione è la prima ad aver istituito un consigliere delegato al decentramento e alla partecipazione, e che a tutte le riunioni dei quartieri, oltre al sottoscritto, hanno sempre partecipato gli assessori, pronti a rispondere in modo puntuale e trasparente a tutte le domande e richieste dei cittadini.
Quanto al rispetto del regolamento, è sufficiente ricordare che, a fronte della richiesta dei suoi consiglieri — trasmessa anche via mail alla sua attenzione — lei ha convocato una seconda riunione in una data anticipata e non compatibile con la disponibilità di sindaco, assessori e del sottoscritto. Non sarebbe stato più semplice, se davvero voleva convocarla, firmare direttamente la convocazione già predisposta e allegata alla comunicazione dei consiglieri?
E poi, la chicca: i “moschettieri”. Non entrerò nel merito del romanticismo, ma anche D’Artagnan, a un certo punto, si stanca di duellare da solo. Quanto alla questione dei paletti, sarebbe bastato che lei, in qualità di presidente, avesse posto la domanda al comandante della polizia locale, come hanno fatto alcuni cittadini. Le confermo che l’area delimitata dai paletti va identificata come “Isola di traffico” ai sensi del Codice della Strada, e dunque regolare — così come quelli installati all’inizio di via Intra Premeno, dove, stranamente, nessuno ha mai presentato una petizione. Forse perché lì non serviva un titolo di giornale.
In sintesi: la riunione poteva esserci, la sede c’è (anche se non quella “preferita”), e la collaborazione sarebbe possibile. Basterebbe solo un po’ meno teatro e un po’ più volontà. Perché, alla fine, il quartiere ha bisogno di soluzioni, non di protagonisti”.





