Attualità - 05 novembre 2025, 19:20

Morti sul lavoro: il Verbano Cusio Ossola torna in zona rossa

L’incidenza di mortalità supera la media nazionale e fa risalire la regione in area arancione. Il Vco guida la triste classifica piemontese con un indice di rischio di 59 decessi per milione di occupati

Morti sul lavoro: il Verbano Cusio Ossola torna in zona rossa

Il Piemonte torna a colorarsi d’arancione nella mappa del rischio dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, dopo due mesi di tregua in zona gialla. Nei primi nove mesi del 2025 si contano 63 vittime sul luogo di lavoro, contro le 54 registrate nello stesso periodo del 2024: un aumento del 17% che riporta d’attualità un problema mai davvero risolto.

A crescere sono soprattutto i decessi in occasione di lavoro, passati da 35 a 47 (+34,3%), mentre calano del 15,8% quelli in itinere, cioè durante gli spostamenti casa-lavoro. In rapporto alla popolazione lavorativa, l’indice regionale di incidenza raggiunge 25,3 morti per milione di occupati, superando la media nazionale di 24,0.

"Un trend che richiede un’analisi approfondita delle dinamiche territoriali e settoriali, per individuare con precisione le aree in cui rafforzare gli interventi di prevenzione, vigilanza e formazione", commenta l’ingegner Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Vega.

A livello provinciale, la situazione più grave si registra nel Verbano Cusio Ossola, dove l’indice di incidenza raggiunge 59 decessi per milione di occupati, il valore più alto della regione. Seguono Cuneo (38,1) e Alessandria (34,5), anch’esse in zona rossa, mentre Torino (21,9) e Asti (21,7) restano in area gialla. Le province di Vercelli (14,7), Biella (13,7) e Novara (12,7) si collocano invece in zona bianca, con livelli di rischio inferiori alla media nazionale. In termini assoluti, Torino resta la provincia con il maggior numero di vittime (21), seguita da Cuneo (10), Alessandria (6) e Verbano Cusio Ossola (4). Chiudono la lista Novara e Asti (2 ciascuna) e Biella e Vercelli (1 decesso).

L’analisi per fasce d’età mostra che la mortalità sul lavoro colpisce soprattutto i lavoratori tra i 55 e i 64 anni, con 19 decessi, seguiti dalla fascia 45-54 anni, che conta 10 vittime. Dati che riflettono un quadro in cui l’esperienza non basta a proteggere chi opera quotidianamente in contesti ancora troppo esposti al rischio.

L’indice di incidenza degli infortuni mortali misura il numero di decessi in occasione di lavoro per ogni milione di occupati, consentendo di confrontare il livello di rischio tra territori diversi, al di là del numero complessivo di lavoratori. È questo parametro che determina la zonizzazione elaborata dall’Osservatorio Vega: bianco per le aree sotto il 75% della media nazionale, giallo tra il 75% e il 100%, arancione fino al 125% e rosso oltre questa soglia.

Il ritorno del Piemonte in zona arancione e del Vco in area rossa conferma che la sicurezza sul lavoro resta un’emergenza strutturale. Mentre gli indicatori economici segnalano una ripresa, la crescita delle morti bianche dimostra quanto resti da fare sul piano della cultura della sicurezza, della formazione continua e del controllo nei luoghi di lavoro. Dietro ogni numero, ricordano dall’Osservatorio, ci sono vite spezzate, famiglie segnate e la necessità di un impegno comune per rendere il lavoro davvero sicuro, in ogni settore e in ogni territorio.

a.f.

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