Quella strana e spesso oscura attività chiamata progettazione di interni – o, come ormai si preferisce dire, interior design – che cos’è davvero? È una domanda che vale la pena porsi quando si sta per affrontare una ristrutturazione a Torino o un restyling della propria casa.
I primi passaggi in caso ci si trovasse in una prospettiva del genere sono, in realtà, piuttosto tecnici: verifiche di fattibilità, confronto con le richieste del committente, rispetto delle normative urbanistiche e di sicurezza, studio delle possibili distribuzioni interne. È una fase importante, perché mette ordine tra i desideri e ciò che è realmente realizzabile. Si approda, quindi, alla progettazione definitiva, nella quale si definiscono collocazione e destinazione degli ambienti.
Ma fermarsi qui significherebbe rinunciare all’anima del progetto.
E’ nella possibile ma non obbligatoria fase successiva – quella più sensibile, più intima – che si entra nel cuore dell’interior design. Qui il lavoro si fa sartoriale: si affina nei dettagli, si scelgono i colori, le luci, i materiali, gli arredi, perfino i tessuti, fino a costruire una relazione coerente tra le cose e chi le abita. È un processo che volge alla ricerca di un equilibrio tra funzionalità e identità, tra spazio e persona.
L’interior design è, in fondo, un linguaggio.
Parla di noi, del nostro modo di vivere, di accogliere, di percepire il comfort e la bellezza. Non si tratta di creare ambienti “da rivista”, ma spazi che ci assomiglino davvero. Ogni progetto, per questo, è unico: un piccolo universo cucito addosso al cliente, dove ogni, anche piccolo, elemento concorre a definire un senso di appartenenza e benessere.
Oggi, però, la progettazione d’interni si confronta con un fenomeno nuovo: la sovrabbondanza di immagini e modelli che circolano online.
I clienti arrivano spesso con riferimenti presi da Internet o dai siti di arredamento. È un grande vantaggio, perché consente di partire da suggestioni visive e da un linguaggio condiviso. Tuttavia, questa molteplicità di informazioni può diventare una trappola. L’abitudine a replicare stili e ambienti rischia di spersonalizzare la casa, trasformandola in una copia di qualcosa che non ci appartiene del tutto.
L’interior design serve proprio a evitare questo rischio.
Attraverso la competenza e la sensibilità del progettista, si individuano soluzioni autentiche, capaci di rispecchiare la personalità di chi abita lo spazio. Il ruolo dell’architetto d’interni non è quello di imporre scelte, ma di interpretare: entrare con rispetto e delicatezza nella sfera privata del committente, comprenderne i desideri, i gesti quotidiani, le abitudini, e tradurli in un linguaggio visivo e spaziale coerente. È un lavoro che richiede empatia prima ancora che tecnica.
Non va dimenticato un altro aspetto cruciale: viviamo in un’epoca in cui le “tendenze” dominano, e gli algoritmi finiscono per suggerirci cosa desiderare.
Spesso non siamo noi a scegliere, ma ciò che vediamo ci induce a credere di volerlo. L’interior design rappresenta una forma di libertà: ci permette di sottrarci a questa omologazione e di tornare a un pensiero progettuale autentico, guidato da bisogni reali e da una visione personale. È un modo per rimettere al centro il rapporto tra l’individuo e lo spazio, restituendo alla casa la sua funzione più profonda: quella di essere un rifugio, un’estensione del proprio modo di essere e sentire. In questo scenario anche oggetti e arredi a cui siamo legati, spesso considerati “fuori moda” o, addirittura, inutili, possono trovare nuova vita e nuove funzioni all’interno di un progetto contemporaneo. Ed è così che lo spazio diventa davvero nostro. Un interior designer esperto non cerca soluzioni costose o eccentriche, ma strategie intelligenti, talvolta più razionali e persino più economiche. Una distribuzione ben studiata, una luce posizionata nel modo giusto, un materiale scelto con coerenza possono migliorare la qualità della vita e, insieme, contenere i costi. E’ per questa ragione che posso dire che ricorrere a una progettazione di interni abbia un valore concreto e non solo estetico.
L’interior design non è un passaggio obbligato, ma è un’opportunità preziosa; vale la pena fermarsi un momento a riflettere prima di costruire una casa che non sia solo bella, ma giusta: perché racconta chi siamo, come viviamo e cosa desideriamo davvero.
Laura Bessone, architetto interior designer
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