La scuola di italiano dello Ieemi – Istituto Ecclesiastico Evangelico Metodista, in questi giorni ha inaugurato ufficialmente il nuovo anno scolastico. Nelle aule di corso Mameli sono già attive dieci classi dedicate all’apprendimento della lingua italiana: tre di alfabetizzazione, tre di livello A1 (uno dei quali in collaborazione con Sefors), due di livello A2 e due di livello B1.
Gli iscritti sono circa 120, un numero destinato a crescere nelle prossime settimane, con partecipanti provenienti da Maghreb, Africa subsahariana, Sudamerica, Ucraina, Bangladesh e Pakistan e distribuiti tra Gravellona, Intra e prossimamente Omegna.
“È un mosaico di lingue, storie e culture – spiega Francesca Popolizio, insegnante di italiano dello Ieemi – che ogni anno si rinnova e si arricchisce. Il nostro obiettivo resta quello di offrire non solo competenze linguistiche, ma anche strumenti concreti di inclusione e cittadinanza.”
La scuola, sostenuta dallo Ieemi con il contributo dell’8x1000 delle Chiese Valdesi e Metodiste e della Fondazione Comunitaria del VCO attraverso il progetto “Territori inclusivi”, rappresenta oggi un punto di riferimento per la formazione linguistica degli stranieri nel Verbano.
L’iniziativa mantiene fede alla tradizione protestante di educazione e accoglienza, nata già nell’Ottocento con la scuola Pestalozzi, che aveva come obiettivo l’istruzione e l’emancipazione dei più fragili. I corsi, completamente gratuiti, offrono anche materiali didattici a chi non può permetterseli. Oltre all’apprendimento della lingua, vengono proposti laboratori culturali e momenti di formazione civica, spesso dedicati alle donne, per favorire la conoscenza del territorio, dei servizi e dei diritti.
“Ogni anno – sottolinea ancora Popolizio – vediamo arrivare persone che all’inizio non riescono nemmeno a leggere un cartello, e pochi mesi dopo sanno sostenere una conversazione, scrivere un messaggio, chiedere un documento. È un progresso che cambia la vita.”
Dopo il successo delle passate edizioni, che hanno coinvolto oltre duecento studenti tra Intra e Omegna, la scuola conferma così il proprio ruolo di presidio sociale e culturale, dove imparare l’italiano diventa anche un modo per costruire relazioni, fiducia e integrazione.