Ambiente - 03 settembre 2025, 15:10

Eventi meteorologici estremi e scioglimento dei ghiacciai: il bilancio di Legambiente in Piemonte

La carovana è transitata nella nostra regione per fare il punto della situazione, tra preoccupazione e fiducia per il futuro

Eventi meteorologici estremi e scioglimento dei ghiacciai: il bilancio di Legambiente in Piemonte

In Piemonte i ghiacciai arretrano sempre di più e con la loro fusione aumentano i crolli in quota, i collassi di morene e le colate di fango e detriti. È quanto sta accadendo nei bacini glaciali della Bessanese e della Ciamarella, nelle Alpi Graie, sotto scacco della crisi climatica ma anche degli eventi meteorologici estremi sempre più intensi e frequenti anche in quota, a causa della risalita dello zero termico. Il doppio alert arriva dalla campagna “Carovana dei ghiacciai”, che per la sua ultima tappa è arrivata in Piemonte, e dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente. I dati raccolti parlano chiaro. 

In Piemonte, stando ai nuovi dati aggiornati dell’osservatorio di Legambiente, da gennaio a fine agosto 2025 sono stati registrati 23 eventi meteo estremi, +27,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (quando erano 18). La provincia di Torino risulta essere quella più colpita con 10 eventi meteo estremi. Allagamenti da piogge intense (8), esondazioni fluviali e frane da piogge intense (5 ciascuno) i fenomeni che si sono ripetuti con più frequenza in tutto il Piemonte e i cui effetti sono sempre più tangibili ad alta quota, come ricordano le ferite ancora aperte nelle Valli di Lanzo (TO). Proprio qui, a un anno dall’alluvione che lo scorso 4-5 settembre ha colpito diversi comuni della provincia di Torino, tra cui Balme e in particolare il Pian della Mussa, ha fatto tappa Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e la Fondazione Glaciologica Italiana, per portare in primo piano il tema il tema dell’instabilità montana e della fusione dei ghiacciai. 

Secondo le osservazioni fatte in quota da Carovana dei ghiacciai e dagli studi presentati in tappa dai ricercatori di Cnr- Irpi e Arpa Piemonte, se a metà ‘800, al culmine della Piccola Età Glaciale, il ghiacciaio della Bessanese occupava gran parte del Crot del Claussinèe stendendosi per circa 1,75km quadrati, oggi la sua fisionomia è completamente cambiata. La sua superficie si è ridotta a 0,3 km quadrati e la perdita di volume subita dal ghiacciaio è stata di 3.900.000 m3 tra il 2010 e il 2023, con un abbassamento medio di circa 1 metro l’anno. In aumento anche i crolli e le colate detritiche: tra i fenomeni più significativi il crollo di fine agosto 2023 che si è prodotto allo spigolo Murari e che si è propagato sul ghiacciaio. A valle della fronte del ghiacciaio, l’area proglaciale è occupata da una distesa di pietre e detriti, dove sono presenti numerosi laghi glaciali frutto della fusione del corpo glaciale.

La rapida contrazione dei ghiacciai è ben rappresentata dall’evoluzione del Ghiacciaio della Ciamarella, la cui superficie sgombra di detriti consente valutazioni accurate delle perdite glaciali: se 150 anni fa la superficie era di 1,18 km quadrati, oggi è ridotto a circa 0,5 km quadrati, con una perdita di volume in 13 anni (dal 2010 al 2023) di 8.100.000 metri cubi di ghiaccio. In sintesi, quanto sta accadendo in alta quota è preoccupante. A livello regionale, sono in tutto 107 i ghiacciai presenti in tutto il Piemonte, tutti in forte arretramento. Stando ai dati di Arpa Piemonte, se nel 1959 la superficie dei ghiacciai piemontesi era di 56 km quadrati, nel 2007 è scesa a 30 km quadrati per arrivare nel 2024 a 22 km quadrati.

Il Piemonte è, però, anche culla di un importante “laboratorio all’aperto”. In questa tappa il team di Carovana dei ghiacciai, accompagnato dai ricercatori del Cnr- Irpi e da Arpa Piemonte, non solo ha toccato con mano quanto sta accadendo in questo territorio montano sempre più soggetto a frane, colate e collassi di morene, ma al tempo stesso ha osservato anche gli studi e i monitoraggi che si stanno compiendo nel bacino glaciale del Bessanese vicino al rifugio Gastaldi, situato a quota 2656 metri di quota. Un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, un’area sperimentale attrezzata ad alta quota, dove Cnr-Irpi, Arpa Piemonte e Fondazione Glaciologica Italiana portano avanti una ricerca multidisciplinare su fusione dei ghiacciai, monitoraggio frane e morene, studio della temperatura dell’aria, delle rocce e dei detriti (che consente di conoscere quanto e come si scaldano in tempo reale), e monitoraggio della biodiversità.

“La tappa piemontese di Carovana dei ghiacciai – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – ben sintetizza quanto ormai sta accadendo in alta quota a causa della crisi climatica e degli impatti degli eventi meteo estremi e quanto sia importante monitorare l’ambiente montano e i ghiacciai per comprenderne meglio i rischi e capire come fruire di questi luoghi. Avviare un monitoraggio europeo è anche una delle richieste al centro del nostro Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai. In questa tappa, dedicata ai ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella, abbiamo iniziato il sentiero attraversando un torrente pieno di detriti frutto dell’alluvione dello scorso anno, e poi un sentiero di nuda roccia, dove un tempo anche d’estate s’incontrava la neve, per arrivare al bacino glaciale del Bessanese dove Cnr- Irpi, Arpa Piemonte e Fondazione Glaciologica Italiana stanno portando avanti studi importanti. Un laboratorio straordinario che fa scuola in Italia e che insieme agli altri monitoraggi, quello della gestione del rischio a Blatten in Svizzera, e quello sulla degradazione del permafrost in Germania, raccontati in questa sesta edizione di Carovana dei ghiacciai, rappresentano un bell’esempio a cui guardare”. 

“Il bacino glaciale della Bessanese - dichiara Marta Chiarle, del Cnr- Irpi e referente delle campagne della Fondazione Glaciologica Italiana - si contraddistingue per una grande varietà di forme e di processi geologici e geomorfologici. Lungo la parete della Bessanese, quasi verticale, dominano i processi gravitavi e il modellamento glaciale è poco visibile, mentre ai piedi della parete della Bessanese il paesaggio è dominato dal modellamento glaciale antico e recente. L’elemento più evidente del modellamento glaciale recente è l’imponente morena laterale sinistra del ghiacciaio, che evidenzia le dimensioni che il ghiacciaio aveva raggiunto nella piccola età glaciale, ossia 150 anni fa. Ma questo ghiacciaio era alimentato anche da una falda di ghiaccio alla base della parete della Bessanese che contribuiva ad aumentare la massa glaciale e la potenza di questo modellamento. A queste quote il permafrost controlla molti dei processi geomorfologici in atto: questo spiega la sensibilità di questo bacino al riscaldamento climatico in corso e l’importanza di monitorare la temperatura di rocce e detriti”.

“Se fondamentale è lo studio attivo della criosfera per monitorare l’effetto dei cambiamenti climatici e mappare l’aumento dei rischi per la stabilità del territorio, l’alterazione degli ecosistemi e del ciclo dell’acqua, altrettanto importanti sono le campagne di informazione e sensibilizzazione sull’attuale situazione, sulle cause che stanno generando i cambiamenti per orientare le azioni e i comportamenti individuali e collettivi. Arpa Piemonte – spiega il direttore generale Secondo Barbero - è pertanto impegnata nello studio con rigore scientifico dei fenomeni attraverso il lavoro dei propri esperti ed è lieta di poter collabora alle iniziative come queste portato la propria competenza ed il contributo tecnico del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale di cui fa parte. Le campagne indicano che i ghiacciai piemontesi oltre a mostrare segni di contrazione, con una diminuzione di spessore ed estensione dovuta alla minore neve invernale ed al maggiore caldo estivo, accusano un aumento della copertura di detriti sui ghiacciai, conseguenza dei crolli rocciosi dalle pareti anche in conseguenza della degradazione del permafrost. Registriamo quindi un aumento della frequenza e dell'intensità dei  processi di dissesto alle quote più elevate che in alcuni casi possono anche impattare sui territori di valle con l'inevitabile aumento dell'esposizione al rischio per infrastrutture e insediamenti”.

Comunicato Stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU