Per anni Raffaella Emer ha lavorato come architetto, progettando “spazi da abitare: ambienti attraversati dalla luce, dal colore, dalla vita delle persone.” Una professionista attenta, creativa, capace di leggere il bisogno dell’abitare come forma concreta di relazione.
Poi, a un certo punto, qualcosa cambia. Dopo una lunga parentesi dedicata alla crescita delle figlie – giocatrici agoniste di golf – è il momento di tornare a sé, ma non più attraverso il disegno tecnico: “ho messo da parte la progettazione per dedicarmi a un altro tipo di costruzione: quella interiore” - racconta. È così che prende forma una nuova vita artistica. Raffaella inizia a dipingere: tele pop, colorate, piene di energia e simboli. I protagonisti dei suoi quadri – da Topolino a Audrey Hepburn – non sono citazioni nostalgiche, ma maschere rivelatrici, strumenti per raccontare l’interiorità.
Ogni opera è accompagnata da una frase al neon, una luce che “dice davvero cosa volevo raccontare”. Questa tensione verso la narrazione, il bisogno di dare forma a ciò che si muove dentro, la porta in modo naturale verso la scrittura. “Annotavo, prendevo appunti, mettevo su carta i miei pensieri, sia quelli positivi che quelli negativi. E' così che, quasi in punta di piedi, è arrivata la scrittura. I pensieri sono diventati una storia”.
Nasce così La Stanza dai Muri Mobili, il suo primo libro, un racconto breve ma densissimo, che unisce parola e immagine in una dimensione profondamente simbolica. Un’opera che, come dice l’autrice stessa, “è il più architettonico che potessi scrivere: perché è costruito come una casa dell’anima, fatta di undici stanze.” Il libro si apre in una casa silenziosa, abitata da una donna sola, attraversata da ricordi e domande.
Ogni capitolo è una stanza – o meglio, uno spazio emotivo – in cui si incontrano frammenti della protagonista: la madre, la figlia, l’amante, l’artista, la bambina dimenticata. C’è un filo luminoso che guida il cammino: una Creatura di Luce che la conduce verso oggetti simbolici, soglie da attraversare, e infine verso la ricomposizione di sé. “Scrivere è stato come camminare scalza su un pavimento rotto. Ma è stato necessario.” dice Raffaella.
La Stanza dai Muri Mobili è un racconto sulla rinascita, sulla resilienza femminile, sul potere trasformativo dell’arte e dell’interiorità. Una narrazione visiva, poetica, intima, che tocca temi universali come l’identità, l’amore, la perdita, il silenzio. E che invita chi legge a costruire – o ricostruire – la propria casa interiore, stanza dopo stanza. In questo debutto narrativo, Raffaella Emer conferma la sua capacità di progettare spazi: prima quelli reali, ora quelli simbolici, interiori.
E ci ricorda che abitare davvero significa anche sapersi ascoltare, accogliere, trasformare. "La casa dell'anima" è disponibile su Amazon, i suoi quadri invece saranno esposti in autunno nella sua prima mostra personale.