Attualità - 22 giugno 2025, 07:30

Intelligenza artificiale in sanità, Aisi: "Tecnologia e umanità devono camminare di pari passo"

L'Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti: "Sserve una strategia italiana, trasparente e condivisa, costruita intorno a standard interoperabili e alla co-progettazione con chi lavora sul campo"

Intelligenza artificiale in sanità, Aisi: "Tecnologia e umanità devono camminare di pari passo"

La recente istituzione di un osservatorio nazionale dedicato all’intelligenza artificiale in sanità, volto a monitorare e promuovere le esperienze concrete di digitalizzazione nei sistemi ospedalieri, conferma quanto il tema sia ormai centrale nelle politiche pubbliche. Ma per Aisi – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, “servono scelte strutturali, non simboliche, e soprattutto una visione che tenga insieme innovazione e umanizzazione delle cure. La trasformazione digitale è in atto e coinvolge il futuro stesso della sanità pubblica e privata. L’intelligenza artificiale, il machine learning, la medicina predittiva e la sanità connessa stanno già riscrivendo i paradigmi della diagnosi e dell’assistenza. Tuttavia, senza un investimento parallelo nella valorizzazione concreta dei professionisti sanitari, ogni algoritmo rischia di rimanere sterile o addirittura disumanizzante”.

“Secondo le principali ricerche internazionali – proseguono da Aisi - l’IA applicata alla sanità è in grado di produrre benefici concreti e quantificabili: +28% nello sviluppo di nuovi farmaci e dispositivi; +27% nell’efficienza delle strutture sanitarie e nella gestione delle risorse; +27% nella trasformazione operativa dei processi clinici; +19% nel miglioramento dei percorsi di presa in carico del paziente”.

“La rivoluzione dell’intelligenza artificiale in sanità è già cominciata – spiega Karin Saccomanno, presidente di Aisi –. Ma perché generi vero valore, deve essere fondata su cultura, etica e partecipazione attiva dei professionisti. Non possiamo limitarci ad adottare tecnologie “chiavi in mano”: serve una strategia italiana, trasparente e condivisa, costruita intorno a standard interoperabili e alla co-progettazione con chi lavora sul campo. La sanità italiana dispone di talenti, centri di ricerca, startup e imprese pronte a contribuire allo sviluppo di soluzioni intelligenti. Ma oggi, avverte Aisi, manca ancora una filiera strutturata dell’innovazione sanitaria, in grado di unire visione industriale, sostenibilità tecnologica e impatto clinico reale”.

“Il tempo della subalternità è finito – afferma Giovanni Onesti, direttore generale di Aisi –. Le imprese sanitarie indipendenti, ad esempio, devono essere riconosciute come partner attivi della trasformazione digitale, non solo utenti o appaltatori. Chiediamo di partecipare ai tavoli strategici del Pnrr, a partire da progetti come il Fascicolo Sanitario Elettronico e la telemedicina. L’innovazione non può essere imposta: va sviluppata a partire dai bisogni reali delle strutture e dei territori”.

Aisi richiama infine un principio non negoziabile: la cura è relazione, e la medicina è ancora un’arte, non solo una scienza computazionale. La qualità di una diagnosi non dipende solo dalla quantità di dati, ma dalla capacità di interpretazione, ascolto, empatia. Per questo, i professionisti sanitari devono essere valorizzati in ogni riforma digitale. “Non esiste intelligenza artificiale senza intelligenza umana – sottolinea Fabio Vivaldi, segretario generale Aisi –. L’algoritmo può supportare, ma non può sostituire la sensibilità e il giudizio clinico. Perciò è necessario aprire una nuova stagione di riconoscimento delle professioni sanitarie, sul piano contrattuale, formativo e organizzativo. La sanità non ha bisogno solo di tecnologia: ha bisogno di persone qualificate, stabili, motivate. L’innovazione si costruisce così, e non altrove”.

l.b.

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