Politica - 29 febbraio 2024, 18:30

Mimma Moscatiello sulla vicenda Rom: "Basta con il populismo che istiga all'odio razziale"

L'assessore omegnese è intervenuta in difesa della famiglia alla quale sarà assegnata una casa alla Verta, ricordando la storia della comunità Rom

Mimma Moscatiello sulla vicenda Rom: "Basta con il populismo che istiga all'odio razziale"

Nelle ultime settimane, una vicenda in particolare è stata al centro della cronaca omegnese: la volontà dell’amministrazione comunale di affidare un appartamento alla famiglia rom che da più di dieci anni vive nelle roulottes nei pressi del campo sportivo della Verta. Una decisione, questa, che ha sollevato innumerevoli polemiche, in particolare da parte del centrodestra, che vi si oppone strenuamente. A tal proposito, l’assessore Mimma Moscatiello, esponente di Sinistra Comune, è intervenuta con una lunga nota indirizzata all’opposizione. Ecco le sue parole:

“Mi spiace sottolineare che risolto questo annoso “problema” la destra omegnese avrà pochi altri argomenti sul quale argomentare. Purtroppo, la capacità di opposizione si ferma a questi populismi, diffamatori e che istigano all’odio razziale raccontando menzogne e omettendo che quello che stiamo facendo è esattamente quello che facciamo per qualsiasi cittadino omegnese.

Sarebbe forse più utile portare in questa sala argomenti di grande levatura politica e che possono migliorare le condizioni di vita di tante persone, parlo del salario minimo, parlo di autonomia differenziata e del taglio che il vostro governo sta facendo agli enti locali come i comuni paralizzando anche l’ordinaria amministrazione, ma non ne siete capaci.

In questi giorni mi è stato detto sui social di “portarli a casa mia” o “vicino a casa mia”. Bene, io abito alla porta Romana e alcuni dei ragazzi del centro di accoglienza hanno frequentato casa mia per mesi. Uno di questi è diventato il figlio che non ho partorito, ha 30 anni, arriva dal Ghana, studia e lavora. Nel suo passato c’è un attraversamento del mediterraneo che lo ha portato in Sicilia e poi ad Omegna. Nella mia vita c’è un altro ragazzo di soli 16 anni, compiuti il 14 febbraio. Arriva dal Camerun ed è qui per un talento sportivo e per studiare. Sarò la sua tutrice legale. E ne sono fiera. Perché se la figlia che ho partorito può scegliere se studiare all’estero o dove andare a lavorare, anche i figli della mamma del Ghana, del Camerun o di qualsiasi altro Paese deve essere fiera del proprio figlio che ricerca e trova una condizione migliore di vita”, racconta Moscatiello.

“Detto questo è utile fare un po’ di storia. I popoli romaní (rom, sinti, camminanti) sono una minoranza etnica e linguistica. Secondo il Consiglio d’Europa, la loro presenza varia dalle 110 000 alle 170 000 unità, di cui circa 70 000 con cittadinanza italiana, quindi circa lo 0,25% della popolazione italiana. Ad Omegna 4, ripeto 4 abitano in quello che viene definito campo Rom alla Verta altri hanno attività commerciali ben funzionanti e radicate nella quotidianità degli omegnesi, siamo allo 0.03%. I Rom sono cittadini europei a pari degli spagnoli, francesi, tedeschi ed italiani, ma non svizzeri.

Viene considerata una delle minoranze più controverse tra quelle presenti in Italia. Matteo Salvini quando fu ministro dell’interno, circa 6/7 anni fa inviò una circolare a tutti i prefetti per chiedere una relazione sulla presenza di insediamenti Rom, sinti e caminanti. Un vero e proprio censimento, non tanto per sapere come favorire la loro integrazione quanto per verificare la presenza di realtà abusive e predisporre un piano di sgomberi. E contro queste ruspe si erano schierati prima numerosi sindaci.  

Abbiamo assistito, anche qui ad Omegna a post sui social che istigavano all’uso delle ruspe dall’ex sindaco Marchioni. L’iniziativa naufragò perché, se si conosce la Costituzione italiana e si dà un’occhiata ai trattati internazionali, si legge che deve essere garantita l’uguaglianza senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica, condizioni personali e sociali, e che viene riconosciuta la tutela delle minoranze linguistiche.

Partendo da questi presupposti, ripeto ed elenco le normative di riferimento, cioè ricordiamo.

 

Articolo 3 Costituzione Italiana (entrata in vigore il 1° gennaio 1948): Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Era il Il 10 dicembre 1948 quando veniva adottata la Dichiarazione universale dei diritti umani gli stati membri delle neonate Nazioni Unite che con grande visione e coraggio, riponendo la loro fede in valori universali che tutelavano la libertà e la dignità di tutti gli esseri umani scrissero:

Articolo 1: Siamo tutti liberi ed uguali. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2: Non discriminare.

1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3: Diritto alla vita. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

La Dichiarazione, quindi, chiede agli Stati membri dell’Onu di promuovere e di proteggere i diritti delle persone appartenenti alle minoranze attraverso: la tutela della sopravvivenza e dell’esistenza fisica, compresa la protezione da e durante situazioni di sfollamento interno, crimini internazionali come il genocidio e crimini contro l’umanità; la protezione dalla discriminazione e l’eguaglianza di fronte alla legge; la tutela e la promozione della loro identità; l’efficace e la significativa partecipazione nelle istituzioni pubbliche, affinché abbiano la possibilità di esprimere la loro opinione riguardo il territorio in cui vivono.

L’Unione europea ha stilato nel 2011 delle raccomandazioni agli Stati membri a non calpestare i diritti dei Rom ed a favorire entro il 2020 la loro integrazione con delle misure in quattro settori: il diritto all’istruzione, il diritto all’occupazione, il diritto all’assistenza, il diritto alla casa e ai servizi essenziali. Non deve essere consentita la discriminazione nell’accesso ad un alloggio, comprese le case popolari.

Nel 2011 l’Italia ha accolto le raccomandazioni dell’Unione europea di cui sopra, puntando sulla parità di trattamento e l’inclusione sociale ed economica dei Rom, il miglioramento delle loro condizioni di vita e il loro diritto alla partecipazione e alla cittadinanza. In sostanza, è stato avviato un percorso che prevede di: eliminare il concetto di emergenza da un punto di vista politico e istituzionale; adottare misure a medio e lungo termine e non più a carattere straordinario; fomentare una cultura dell’integrazione eliminando i pregiudizi frutto della discriminazione razziale e richiamando la memoria dello sterminio dei Rom da parte dei nazisti così come si ricorda l’Olocausto; creare un progetto di lavoro che coinvolga i ministeri interessati dai quattro diritti fondamentali su cui l’Unione europea ha fatto leva, cioè il diritto all’istruzione, al lavoro, alla salute e all’alloggi.

Per completare queste raccomandazioni, il Consiglio europeo nel 2013 specifica la necessità di garantire ai Rom parità di trattamento e rispetto dei loro diritti fondamentali, tra cui quelli sopra indicati (istruzione, lavoro, salute e alloggio); misure contro la discriminazione e a favore della protezione dei minori e delle donne, della lotta alla povertà e dell’autonomia dei Rom; piani e normative a livello locale che incentivino la creazione di organismi per la promozione della parità di trattamento.

Il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e la Toscana e la Provincia autonoma di Trento, hanno approvato delle apposite leggi per favorire l’integrazione di questi cittadini e per tutelare la loro cultura.

Papa Francesco, il 2 giugno 2019 (Festa della Repubblica) chiede scusa ai Rom: “Perdonateci per le discriminazioni, le segregazioni e i maltrattamenti”. Io aggiungo: chiedo scusa per tutte le discriminazioni che subite da oltre 10 anni”.

Redazione

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