Giuliana Sgrena, nell'ambito di Letteraltura, ha incontrato ieri mattina gli studenti del liceo Gobetti di Omegna.
Un'occasione di confronto ed ascolto: la giornalista ossolana ha raccontato i giorni bui della sua prigionia, del suo rapimento, della tragica liberazione e della sua vita da inviata in Iraq e Afghanistan. Ed ha parlato dell'attualità, delle proteste delle donne in Iran.
"Il primo libro sul velo lo ho scritto nel 1994, l'ultimo pochi mesi fa: non pensavo che, a distanza di quasi 30 anni, la situazione cambiasse cosi poco. L'unico paese in Europa dove c'è stato un dibattito ed una presa di coscienza è stato la Francia, per il resto succede ancora adesso che i giornalisti vadano ad intervistare le donne che portano il velo quasi a giustificare la situazione, come se fosse una loro libera scelta quella di indossarlo. Il velo non è un pezzo di stoffa, è ancora il simbolo dell'oppressione della donna. Dietro al velo c'è una donna, ma dietro ad una donna c'è quasi sempre un uomo che la obbliga ad indossarlo. Cambiare questa situazione è un percorso difficile: qualcuno mi accusa di islamofobia, ma questa è una cosa non veritiera, vorrei semplicemente che le donne vedessero riconosciuti i loro diritti universali. E parlare nelle scuole, con i ragazzi che saranno gli adulti di domani, lo ritengo fondamentale" ha raccontato la Sgrena.