L’annuncio del ritiro dalla stazione sciistica dell’alta valle Maggia, e della dismissione degli impianti ri risalita da parte dell’amministratore di Grossalp Giovanni Frapolli, non intimoriscono il Patriziato, proprietario dei terreni, che reagisce a muso duro alla campagna avviata dall’imprenditore sui media ticinesi. Respinge l’accusa di essere “il Patriziato delle Tasse”. Sostiene di non aver mai fatto mancare la collaborazione in questi anni, di aver sempre recepito le richieste dell’imprenditore sforzandosi addirittura di accorciare i tempi, come nel caso della slittovia “che avrebbe dovuto partire in pochi mesi” invece è ferma da 4 anni per problemi strutturali. A Bosco s’è creata una situazione di monopolio, sottolinea il Patriziato, che “se da un lato semplifica la gestione dall’altro crea una situazione malsana e pericolosa, poiché sottopone ogni attività all’arbitrio di un unico soggetto”. Situazione che diviene ancor più critica “quando la persona in questione, Giovani Frapolli, manifesta una propensione a una gestione autoritaria di chi non si sottomette ai suoi desideri”.
Accuse cui Frapolli risponde per le rime rinfacciando al Patriziato di aver preteso 156 tessere di libera circolazione per tutti i patrizi del Canton Ticino, con un aggravio sui costi di gestione di 90 mila franchi svizzeri. Quanto all’accusa d’aver investito solo soldi pubblici, replica che “al di là della cifra finanziata dallo Stato, il Cantone, sosteneva i progetti al 50%. L’altro 50% (varie decine di milioni, mica caramelle) è stato assicurato da banche e apporti privati, fra cui i milioni portati dal sottoscritto”.
Tra i progetti che questo continuo tirare la corda reciproco tra imprenditore e Patriziato mette a rischio c’è anche il Metrò Walser con la Formazza per il quale nei mesi scorsi il Consiglio di stato ha erogato un contributo per lo studio di fattibilità.