Lettera aperta di sdegno e riflessione
Al sindaco Albertella,
Alla giunta tutta
e alla cittadinanza di Intra,
Subito mi presento, sono la figlia di uno degli storici commercianti del nostro centro cittadino, Giorgio Moranzoni, attualmente in negozio c’è solo mia mamma, una donna che da oltre cinquant’anni dedica la propria vita, con sacrificio e passione a quell’attività che, infatti, nonostante la sua età anagrafica, porta avanti giorno dopo giorno, nonostante tutte le difficoltà; in un tempo, come questo, non facile per il commercio locale.
Scrivo queste righe non solo come figlia, ma come cittadina profondamente amareggiata per ciò che sta accadendo nella zona più antica e prestigiosa del centro storico: il cuore economico e identitario della nostra città.
In questi mesi, per effetto delle decisioni assunte dalla precedente amministrazione e ora comunque eseguite dall’attuale giunta, si stanno svolgendo lavori di rifacimento dell’intero acquedotto. Nessuno mette in discussione l’importanza di un’infrastruttura moderna ed efficiente, ma il modo in cui questi lavori vengono condotti sta producendo conseguenze drammatiche per i negozianti e per l’intero tessuto sociale della zona.
Davanti alle vetrine degli esercizi si alzano reti di cantiere che oscurano completamente la visuale; le strade sono occupate da scavi profondi e grandi mezzi edili, i rumori sono costanti e il passaggio, anche solo pedonale, è diventato quasi impossibile. Molti cittadini, scoraggiati dai percorsi obbligatori e dai lunghi giri necessari per raggiungere i diversi negozi, rinunciano a frequentare il centro. Così, il cuore commerciale della città — il simbolo della nostra identità — si sta spegnendo giorno dopo giorno, nel silenzio generale.
Ciò che più ferisce non è soltanto il disagio materiale, ma la totale assenza di sensibilità istituzionale. Il sindaco non ha ritenuto di promuovere alcuna iniziativa di solidarietà puntuale ed immediata o di semplice incoraggiamento umano verso chi sta subendo le conseguenze più pesanti di questi lavori. Nessun segnale di vicinanza, nessuna visita, nessuna parola di sostegno. Nessuna campagna di informazione o invito ai cittadini a continuare a frequentare e sostenere le attività storiche della zona. Eppure, quelle attività rappresentano la memoria viva del nostro territorio, il frutto di generazioni di lavoro, dedizione e amore per questa città.
Non chiedono privilegi, ma rispetto. Rispetto per chi ha contribuito a costruire la storia economica e sociale del nostro centro, e che oggi si sente abbandonato.
L’amministrazione ha il dovere non solo di realizzare le opere pubbliche necessarie, ma anche di preservare il tessuto umano e commerciale che dà vita ai nostri luoghi. Una città come Verbania non è fatta solo di tubature, asfalto e grandi progetti: è fatta di persone, di voci, di botteghe, di relazioni quotidiane.
Mi prendo il rischio di invitare il sindaco e le giunta tutta a riflettere su queste mie semplici parole. Spero che questa lettera possa servire almeno a restituire visibilità e dignità a chi, con fatica e coraggio, continua ad alzare la serranda ogni mattina nonostante tutto. Perché un centro storico senza vita non è più il cuore di una città: è solo la sua ombra.
Una cittadina, Maura Moranzoni