Attualità - 17 agosto 2025, 16:56

Il tenore verbanese Damiano Colombo ricorda Pippo Baudo

"Oggi, sento che la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Ci ha insegnato che la musica non si presenta, si vive"

L'Italia piange la scomparsa di una delle sue figure televisive più iconiche, e io mi unisco a questo dolore con un ricordo personale. Pippo Baudo non era solo un conduttore; per me, è stato un maestro e l'ultimo cantore di un tempo e di uno stile che troppe volte la nostra televisione di oggi ci fa rimpiangere.

La sua profonda passione per la musica mi ha sempre colpito. Non era un semplice presentatore, ma un vero melomane con una conoscenza incredibile, soprattutto della lirica. Ho ammirato il suo legame con l’arte e l'amore che condivideva con Katia Ricciarelli, che ha sempre definito un motore per la loro sintonia umana e culturale.

Il mio percorso mi ha dato il privilegio di conoscerlo e di apprezzarne la professionalità, ma soprattutto la sua rara capacità di intravvedere un talento o una capacità che a molti altri passano inosservate. Ho avuto il mio primo incontro con il "Pippo nazionale" negli anni dei miei studi, durante una masterclass di perfezionamento con sua moglie, Katia Ricciarelli. Con mia grande sorpresa, Baudo ha partecipato all’ultima giornata di studio, al concerto finale e alla cena che ne è seguita. In quell'occasione, mi onorò con un giudizio lusinghiero sulla mia interpretazione de “La mia letizia infondere” da I Lombardi alla prima crociata di Verdi. Il clima cordiale ci ha permesso poi di incantarci ad ascoltare i suoi racconti e le sue memorie di una carriera che ha segnato un'epoca.

L'incontro più prestigioso è avvenuto sul glorioso palcoscenico dell’Arena di Verona nel 2021. È stata una delle sue ultime apparizioni pubbliche, quando ha condotto su Rai 3 "La grande opera all’Arena di Verona raccontata da Pippo Baudo e Antonio di Bella". Si trattava di tre speciali serate dedicate a portare l'opera al grande pubblico. Ho avuto la fortuna di partecipare a quelle serate come tenore, impegnato in Cavalleria Rusticana, Pagliacci e Aida. Mi è capitato anche di vederlo spesso tornare in Arena come spettatore, seguendo da dietro le quinte l'allora moglie Katia Ricciarelli.

Oggi, sento che la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Ci ha insegnato che la musica non si presenta, si vive. La sua eredità rimane nel cuore di tutti noi, nella memoria collettiva e nella musica che, anche grazie a lui, continua a vivere.