Dopo gli interventi da parte del Comitato Bassa Ossola, anche il gruppo di minoranza del comune di Mergozzo esprime il proprio “no” alla costruzione di un impianto a biogas a Cuzzago. Lo fa tramite una lettera, firmata dai consiglieri Giancarlo Tonetto, Elena Bertinotti e Walter Manini. Queste le loro parole:
“Il 12 febbraio, a Mergozzo si è discussa, in consiglio comunale, l’interrogazione fatta dal gruppo di minoranza sul progetto per la realizzazione dell’impianto per lo smaltimento della F.O.R.S.U. nel Comune di Premosello al confine con l’abitato di Nibbio di Mergozzo.
Con una lettera all’Amministrazione Comunale del 10 agosto 2023 e in altri incontri, i consiglieri di minoranza chiedevano al Sindaco di esprimersi fermamente con un ''no'' alla realizzazione di questo
impianto in quanto non compatibile con la vocazione turistica del nostro paese, non coerente con la salvaguardia degli attuali ambienti naturali e non compatibile con la tutela della salute dei cittadini.
Dopo una serie di astensioni finalmente il Sindaco ha deciso di dire no alla realizzazione dell’impianto, come da noi richiesto più volte. Se ci fosse stata una presa di posizione chiara sin dall’inizio, questo ''no'' avrebbe potuto costituire un punto di riferimento anche per altri sindaci ed anche elemento di aiuto per il comitato che per lungo tempo si è trovato a lottare da solo, supportato solo da noi della minoranza. Come minoranza non abbiamo mai polemizzato pubblicamente con il sindaco per non rischiare delle strumentalizzazioni di parte perché il fine è raggiungere l’obiettivo, fermare la realizzazione di questo impianto.
Dalla nostra verifica cartografica si vede che l’area interessata dal progetto include nel raggio di 500 metri alcune case private, parte del nucleo abitato di Nibbio, del parco Nazionale Val Grande, dell’area ZPS, zona di protezione speciale natura, una zona alluvionale di esondazione del fiume Toce, due torrenti, due conoidi di frana e le palestre di roccia di Nibbio.
Tra i 500 metri e i 1000 metri dall’area di progetto sono inclusi anche una parte dell’abitato di Cuzzago, alcuni luoghi sensibili come il campo sportivo, il micronido, la linea Cadorna, la pista ciclabile. Siamo anche andati a vedere un impianto simile, quello di Cavaglià, che si trova sullo svincolo della Milano Torino, un’area industriale di grandi dimensioni dove ogni giorno arrivano un numero altissimo di camion, un’area senza particolari pregi ambientali e soprattutto non chiusa in una vallata, come la nostra. Ci domandiamo se sia sensato che un impianto industriale di questo tipo vada ad inserirsi su questi territori caratterizzati da una forte vocazione turistica, che in questi anni hanno visto un aumento delle presenze alberghiere ed extralberghiere. Sappiamo tutti che il futuro del turismo sarà sempre più legato ai percorsi naturalistici e alla realizzazione-potenziamento di percorsi ciclo-pedonali.
E inoltre, perché dovremmo compromettere il turismo legato alla ciclabile del Toce Verbania-Domodossola e magari anche quello del turismo del lago di Mergozzo o dei campeggi di Fondotoce a causa degli odori prodotti da un impianto e dall’aumento del traffico pesante su strada? E soprattutto perché mettere a rischio la salute degli abitanti dei centri più vicini? Il sindaco deve tutelare la salute dei cittadini, che tutela ci potrebbe essere con questo impianto? Nessun vantaggio, solo un inquinamento maggiore, quello derivante dai trasporti e dagli odori.
E per quale fine? Sappiamo tutti che l’impianto di Premosello arriva dopo tanti anni in cui sono già stati costruiti molti impianti in Italia e in Piemonte, tant’è che la nostra regione ha già superato il 100% di fabbisogno; sappiamo che dal preliminare del 2018 i costi di costruzione sono lievitati a dismisura e che potrebbe non rientrare nelle tempistiche del Pnrr e che quindi potrebbe costare moltissimo ai cittadini. Stiamo seguendo il lavoro del Comitato della Bassa Ossola (CBO) che si sta battendo affinché questo impianto non venga realizzato, sta facendo un ottimo lavoro mettendo a confronto gli aspetti economici, quelli legati alla salute all’ambiente e una ricerca e confronto con impianti realizzati in Italia. Come architetti prima di fare un progetto studiamo le relazioni con il contesto, con il paesaggio, con ciò che sta intorno, ecco questo è un contesto ambientale e abitato in cui un impianto industriale di questo tipo porterebbe solo danni alla salute, all’ambiente, al turismo non solo a livello locale ma anche Provinciale.
Vogliamo portare l’attenzione su questo tema, far sì che si mettano in evidenza punti di vista diversi, molti Sindaci si sono detti aperti al dialogo e al confronto, anche perché non tutti sono stati portati a conoscere il contesto ambientale entro il quale andrebbe ad inserirsi l’impianto, spetta a chi abita sul territorio fare presente quali sono gli aspetti più “locali”.
È vero che questi impianti sono importanti ma vanno fatti nei contesti adatti, ogni cosa deve essere collocata in modo corretto e non fuori contesto. Le cose di per sé non hanno valore se non nel loro essere in relazione con altre cose”.