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Mangiare consapevolmente | 14 maggio 2022, 15:20

L'intolleranza al lattosio

Viene trattata con una limitata o completa eliminazione del lattosio dall’alimentazione, per un periodo transitorio o a lungo termine, a seconda del grado di intolleranza stessa

L'intolleranza al lattosio

All’interno del nostro intestino avviene, tra le altre, l’operosa attività dell’enzima lattasi, che ha il compito di scindere le molecole di un disaccaride – il lattosio – in due molecole più semplici: glucosio e galattosio. L’intolleranza al lattosio si manifesta per mancanza totale o parziale dell’enzima lattasi.

L’intolleranza viene trattata con una limitata o completa eliminazione del lattosio dall’alimentazione, per un periodo transitorio o a lungo termine, a seconda del grado di intolleranza stessa. Si stima che gli intolleranti al lattosio siano il 50% della popolazione italiana.

In ambito clinico si distinguono 3 diverse forme di intolleranza al lattosio: quella primaria, che si manifesta nel bambino oppure nell’adulto con il passare del tempo, a causa di una progressiva riduzione della lattasi; quella secondaria ad altre condizioni cliniche, che è spesso transitoria e prevede in primis un intervento sulla causa primaria; quella congenita, molto rara, che si manifesta già nei primi giorni di vita.

Il lattosio che non viene digerito nel primo tratto intestinale prosegue il suo corso arrivando nel colon, dove viene metabolizzato dal microbiota intestinale; qui, i prodotti di fermentazione e il lattosio stesso danno origine a sintomi quali: gonfiore, flatulenza, distensione addominale e diarrea.

La diagnosi avviene solo dopo attenta e scrupolosa indagine medica, che valuterà per quale test diagnostico optare ed individuerà il livello di tolleranza. Va infatti precisato che l’intolleranza può essere totale, non consentendo l’ingestione neppure di minime quantità di lattosio, oppure parziale con una certa soggettività nella quantità di lattosio che può essere ingerita giornalmente. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) riporta che la maggior parte degli intolleranti tollera un’assunzione giornaliera di lattosio pari a 24 g da frazionare nella giornata.

Il lattosio è contenuto nei prodotti lattiero-caseari ed è spesso utilizzato come additivo nell’industria alimentare. La quantità di lattosio presente in latte e derivati è molto variabile; le concentrazioni maggiori si trovano nel latte (5 g/100 g), mentre nello yogurt le concentrazioni si riducono (2,6 g/100 g) poiché questo zucchero viene parzialmente digerito dai probiotici in esso contenuti. Per quanto riguarda i formaggi invece, maggiore è il loro grado di maturazione, minore sarà il contenuto in lattosio, per esempio la robiola ne contiene 2,3 g/100 g mentre il pecorino da grattugiare ne contiene 0,2 g/100 g.

Le etichette alimentari possono fornire importanti informazioni riguardo la quantità di lattosio presente nell’alimento, con la seguente classificazione:

  • prodotti naturalmente privi di lattosio

  • prodotti senza lattosio: < 0,1 g/100 g

  • prodotti a ridotto contenuto di lattosio < 0,5 g/100 g

L’eventuale riduzione o eliminazione di latte e latticini dalla dieta di questi pazienti, pone ancora più attenzione al monitoraggio del loro stato nutrizionale, per evitare carenze di vitamine e sali minerali e sottolineare l’importanza di una dieta varia e diversificata che includa anche alimenti ricchi in calcio o eventualmente addizionati.

L’associazione AILI – Associazione Italiana Latto Intolleranti - mette a disposizione importanti approfondimenti e tools, tra cui app per mobile phone, che possono aiutare le persone intolleranti ad identificare i prodotti a loro idonei, piuttosto che i locali e i negozi dove mangiare e acquistare alimenti privi di lattosio.


Cinzia Grassi

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