Attualità - 27 gennaio 2022, 18:00

Giornata della memoria, medaglie d'onore a Renato Colombo e Luigi Morisetti

Oggi in prefettura la cerimonia di consegna ai familiari dei due deportati

Ha tenuto il diario dei due anni di prigionia, dall’8 settembre ’43 al 18 ottobre ’45. Ne ha letto alcune pagine la figlia Morena, subito dopo l’onorificenza alla memoria. L’8 settembre Renato Colombo ha annotato il “tradimento del generale Viale, che ci invitava ad unirci all’alleato tedesco”. Meno d’una settimana dopo, il 14, qualche giorno prima del trasferimento in Germania, “fummo avvicinati da un soldato che, in realtà, era un partigiano jugoslavo, che ci chiese se eravamo disposti ad unirci a loro, rispondemmo tutti sì”.

Ma non fecero in tempo, il 18 furono caricati su un convoglio diretto in Germania e furono due anni durissimi. “Per sfamarsi – ha raccontato Morena – papà recuperava la pelle delle patate che gettavano i vicini di campo, prigionieri inglesi che venivano trattati meglio degli italiani considerati traditori, e li divideva con i compagni. Nel diario scrive parole di gratitudine per una ragazza, Ljuba, che gli passava delle mele”. Della prigionia Colombo ha conservato una memoria vivida, testimonia il genero Flavio Maglio che sabato verrà eletto segretario dell’Anpi provinciale: “È morto precocemente anche a causa del fisico minato dalla prigionia. In uno dei suoi ultimi giorni, quando non era più del tutto cosciente, quando sono andato a trovarlo mi ha scambiato per un suo compagno di prigionia e chiamandomi col suo nome mi ha detto. Scappiamo! Ancora oggi al solo ricordo mi vengono i brividi”

Luigi Morisetti, invece, l’esperienza della prigionia l’ha tenuta quasi tutta per sé. “Ne parlava poco – ricorda il nipote Vladimiro -, ha sempre vissuto con noi perché non s’è mai fatto una famiglia sua. Per me e mia sorella è stato un secondo padre ma della guerra non ci ha mai raccontato quasi nulla. Fisicamente è tornato abbastanza in forma, l’ha aiutato il fisico allenato dall’attività sportiva di corsa in montagna. Ricordava ancora d’aver mangiato molte patate. Mio padre s’è salvato perché era una guardia di confine e l’8 settembre è scappato in Svizzera dove è stato assegnato al centro profughi di Bellinzona. Finita la guerra è andato a cercare lo zio in Germania man non l’ha trovato. Era stato trasferito in un campo di prigionia americano”.

Ad aprire la cerimonia in Prefettura è stato il viceprefetto vicario Giorgio Orrù. Poi ci sono stati gli interventi di Rino Porini, vice presidente della Provncia; Marinella Franzetti, vicesindaco di Verbania e Alesso Ferrari, sindaco di Oggebbio. la cerimonia s’è conclusa con la consegna delle onorificenze alla memoria.

Redazione