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Economia | 22 luglio 2021, 10:00

Cgil: “Elemosina della Regione alle case di riposo piemontesi”

“Urgente, per la salvaguardia dei posti di lavoro e dei servizi, che si investa molto di più di quanto ha fatto fino ad ora”

Cgil: “Elemosina della Regione alle case di riposo piemontesi”

Leggiamo in questi giorni sui giornali locali che la Regione Piemonte ha autorizzato i secondi ristori frutto della legge Regionale n° 3/2021 riferiti a posti autorizzati ma non convenzionati e, sostanzialmente, per persone autosufficienti, che si affiancano a quelli dei “posti convenzionati per non autosufficienti”, questi ultimi pari a 2,65 € al giorno in più per ogni posto realmente occupato durante la pandemia per gli anni 2020 e 2021. Sicuramente danno non fanno, ma vorremmo essere chiari: sono solo una goccia nel mare delle mancate entrate che le strutture hanno avuto e che non aiutano di certo a dare prospettiva sia al personale operante che al servizio stesso.

Facciamo un esempio: la gestione di un utente convenzionato di una Rsa in fascia alta costa, da normativa regionale 95,73 € al giorno pari a 2871,9 € mese. Se prendiamo ad esempio Una struttura che (da Marzo 2020 a Dicembre 2020) non ha potuto far fare ingressi per il blocco o rallentamento degli stessi e quindi non ha potuto occupare una 50ina di posti di quel livello, quella struttura ha perso, per il solo anno 2020, e calcolando ovviamente una sorta di escalation di inoccupazione nel corso dei mesi, circa 1 milione di € di entrate per il solo 2020.

Il settore, soprattutto quello delle case di riposo monadi (cioè quelle che non appartengono a nessun gruppo), come le fondazioni, le Ex Ipab rimaste pubbliche, sono profondamente in crisi, a rischio di chiusura o di “campagna acquisti” da parte di grosse multinazionali straniere che in taluni casi, per rientrare più velocemente dall’investimento e recuperare sui mancati ingressi, applicano contratti nazionali non firmati dalle 3 sigle sindacali maggiormente rappresentative con lo scopo di abbassare ulteriormente i diritti, le retribuzioni ed ovviamente il costo del lavoro. Ricordiamo infatti che la percentuale relativa al costo del personale è pari (nei servizi alle persone ed in particolare nelle case di riposo) a circa il 70% del costo complessivo di gestione e ridurre quella percentuale vuol dire ridurre i diritti.

Tali azioni sono già realtà: in alcuni posti non solo delle due provincie di Novara e del Vco ma anche in gran parte di quelle del Piemonte sono già state messe in atto e non fanno altro che colpire i diritti e le retribuzioni delle migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore che oltre al danno avuto attraverso turni pesantissimi durante il covid e magari anche contagiati, hanno la beffa o di riduzione dei diritti o di possibili licenziamenti. Insomma “cornuti e mazziati” come si dice “vulgarmente”. Nonostante la crisi sanitaria, le multinazionali straniere continuano a lavorare per macinare profitti e ad influenzare anche la politica e le istituzioni.

Ma al netto di un sistema generale che a nostro avviso dovrebbe essere rivisto sia in qualità che in sostenibilità economica, è evidente come la nostra Regione, in tema di sostegno economico al sistema Rsa, ha fatto ben poco. È da fine Marzo 2020 che in tutte le cabine di regia istituite nelle province di Novara e del Vco, la Fp Cgil ha denunciato e urlato l’allarme, purtroppo non ascoltata dalla Regione, di una non più sostenibilità sia dei paramenti gestionali regionali che della loro conseguente sostenibilità economica. Siamo infatti convinti che debbano essere rivisti i minutaggi di assistenza, il sistema di classificazione dell’utenza e più in generale le modalità di erogazione del servizio e le professioni sanitarie e sociosanitarie necessarie.

I ristori della Regione Piemonte di questi giorni sono una goccia nel mare di quello che veramente servirebbe per ridare prospettive ai servizi per non autosufficienti ed alle RSA. Eppure altre Regioni si sono comportate diversamente. Persino la stessa Regione Lombardia, di pari colore politico, ha fatto molto di più. Per esempio, attraverso un meccanismo particolare, hanno riconosciuto alle strutture un finanziamento aggiuntivo che ha permesso di far avere alle RSA i soldi che sarebbero comunque arrivati se non ci fosse stato il covid e per il 2021, oltre a ciò, un 2,5% in più rispetto al 2020. Una sorta di riconoscimento di tutti i posti occupati convenzionati anche se, a seguito dei decessi e del blocco degli ingressi, non lo erano e non lo sono ancora.

Crediamo URGENTE, per la salvaguardia dei posti di lavoro (tantissimi e prevalentemente occupate da donne), e a salvaguardia di una rete di servizi che svolgono una tutela pubblica della salute e del benessere, che la Regione debba investire molto, ma molto di più di quanto ha fatto fino ad ora. È chiaro che serve una decisa revisione del sistema dei servizi rivolti alla non autosufficienza, che veda una più forte e stringente regia pubblica, col relativo controllo, sia sulla qualità dei servizi erogati (oggi al ribasso) e alla loro sostenibilità economica, ed un contratto nazionale unico del settore sottoscritto dalle OO.SS. maggiormente e comparativamente rappresentative a livello nazionale, alle decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore.

Basta con contratti pirata, basta con le speculazioni alle spalle delle lavoratrici e degli utenti, e soprattutto basta ad una Politica Regionale sui servizi territoriali sociosanitari cieca ai loro bisogni ed alla loro necessità di riorganizzazione e soprattutto di potenziamento.

FP CGIL NOVARA e VCO


Comunicato Stampa

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