Attualità - 02 giugno 2021, 15:40

Un 2 Giugno all’insegna dell’uscita dalla pandemia

Marchionini: “Il pensiero va a chi non c’è più e alle loro famiglie. Con le vaccinazioni intravvediamo una via d’uscita: dobbiamo ritrovare la stessa unità d’intenti che nel 1946 trovarono gli italiani per voltare pagina”

È stato un due giugno all’insegna della “guerra” alla pandemia quello celebrato questa mattina davanti al Monumento ai caduti sul lungolago di Pallanza.

Ad evocare il parallelo, intervenendo subito dopo la lettura della lettera del Capo dello Stato Sergio Mattarella da parte del prefetto Angelo Sidoti, è stata il sindaco di Verbania, Silvia Marchionini: “Il pensiero va innanzitutto a chi non c’è più e alle loro famiglie: 380 in tutta la provincia, più di 80 nella sola Verbania. Ora, che, con le vaccinazioni, intravvediamo una via d’uscita, dobbiamo ritrovare la stessa unità d’intenti che, il 2 giugno 1946, trovarono gli italiani di allora per voltare pagina. Usciamo da questa pandemia con diseguaglianze più accentuate di quando ci siamo entrati. Come allora dobbiamo mobilitare la comunità”.

Il presidente della Provincia, Arturo Lincio, ha ribadito lo stesso concetto estendendolo alle istituzioni territoriali locali: “A nome delle Province, che qui, rappresento, chiedo equità nella redistribuzione delle risorse da parte dello Stato”.

In chiusura di cerimonia, il conferimento delle medaglie d’onore del Presidente della Repubblica, tutte alla memoria, ai deportati nei lager nazisti e ai destinati a lavoro coatto per l’economia di guerra. Alla figlia di Franco Borgazzi, Mirella; nato a Caprezzo, catturato a Roma e deportato nei campi di lavoro Sassoni e Polacchi dall’11 settembre ’43 a 7 giugno 1945.Alla figlia di Mario Ramoni, Adriana, nativo di Re, già insignito nel 1977 della Croce al merito di guerra, deportato nella miniera di carbone in Vestfalia dall’11 settembre 1943 al 26 settembre 1945. Al Figlio di Aldo Tasin, Ezio, nativo di Feltre (Belluno), ha combattuto sul fronte greco albanese e su quello jugoslavo, deportato a Falligbostel (Bassa Sassonia) dal 9 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Alla figlia di Noè Valbusa, Carla, nativo di Sommacampagna (Verona), deportato in lavoro coatto come civile in una azienda agricola di Durach in Baviera dal 9 settembre 1943 al 25 aprile 1945.

A conferire le medaglie d’onore, col prefetto Angelo Sidoti, sono stati i sindaci dei comuni di residenza dei figli: Pierangelo Ballardini (Caprezzo), Claudio Cottini (Santa Maria Maggiore), Silvia Marchionini (Verbania), Marella Severino (Stresa).

Redazione