Ventinove chilometri separano chi si ritrova, suo malgrado, immobile e con lo sguardo basso da chi comincia a guardare l’orizzonte a testa alta. Rabbia e serenità divise da mezz’ora di auto. A Verbania e provincia il turismo è bloccato dalla pandemia e dall’istituzione della zona rossa, mentre oltreconfine, nella vicinissima Svizzera, i Cantoni hanno ripreso a marciare in sicurezza aprendo le porte di molte delle loro principali attrattive. È il caso, per esempio, delle isole di Brissago (nella foto). Due pesi e due misure che stanno suscitando reazioni negative da parte degli operatori del nostro lago e, nel frattempo, la seconda Pasqua senza turisti ha messo in ginocchio tutti. Le perdite economiche, nonostante gli aiuti giunti dal governo e dalla Regione Piemonte, sono considerate ingenti. Alcuni, infatti, rischiano di chiudere definitivamente, mentre altri cercano vie d’uscita d’emergenza. Federalberghi, lo abbiamo scritto nei giorni scorsi, ha invocato per il Vco l’istituzione di una Covid free zone turistica. Una proposta interessante, che ha trovato l’unica risposta possibile: bella idea, sì, ma perché i lavoratori di hotel e ristoranti possano essere messi in sicurezza, è necessario che arrivino i nuovi vaccini, perché al momento la priorità restano le categorie più deboli e a rischio. Alternative non ce ne sono. I turisti tedeschi e olandesi, che solitamente in questo periodo dell’anno erano già presenti in massa sui nostri monti e sui nostri laghi, nei parchi e nelle isole, non ci possono raggiungere. Chi ha fatto le valigie cerca, dunque, quei Paesi che hanno adottato le misure idonee per accoglierli. E non potrebbe essere altrimenti.
Dallo scorso 2 aprile, si diceva, le isole di Brissago hanno riaperto al pubblico. Stesso lago, ma scelte opposte. Eppure la pandemia, sebbene con effetti diversi a seconda dell'impatto del virus sui territori e degli indirizzi dei governanti è, o dovrebbe essere, la stessa per tutti. Sta di fatto che a trenta minuti di macchina da Verbania la situazione per gli operatori del settore è radicalmente diversa. L’isola Grande, infatti, che è sede di un rinomato giardino botanico, è stata ovviamente presa d’assalto. Insomma, da questa parte del confine si piange, mentre dall’altra sorridono (e contano gli incassi). E così cresce il malcontento. “Non si poteva proprio riaprire in sicurezza? Consentirci di lavorare come hanno fatto gli svizzeri? Perdere il ponte pasquale, è stato drammatico. Non avevo nulla contro il vecchio governo e non contesto il nuovo esecutivo, però dico una sciocchezza se affermo che per noi non è mutato nulla? Dove sarebbe il famigerato cambio di passo? Avanti di questo passo la morte commerciale è sempre più vicina”. Questo il grido di dolore di un albergatore del Vco. Tre giorni or sono sul Corriere della Sera è arrivato lo sfogo del gestore di un hotel di Luino. “Il mio hotel è vuoto - ha denunciato – mentre quelli della sponda svizzera del lago sono strapieni per via dell’alto tasso di mobilità interna concessa ai cantoni”. Intervistato dalla Repubblica il presidente dell’Unione montana Cusio e Mottarone Paolo Marchioni, sindaco di Omegna, ha rimarcato l’insensatezza del provvedimento che ha vietato lo spostamento nelle seconde case (ma consentito di andare al mare in altri Paesi). “E’ la seconda Pasqua che buttiamo nel lago in un periodo in cui le nostre zone sono molto frequentate. Ora è importante lavorare per il futuro e dare prospettiva a chi lavora nel settore turistico perché senza prospettive non ci saranno prenotazioni e, quindi, nessuna stagione”.