“Superare l'attuale modello delle rsa: L’anziano non autosufficiente o che comunque necessita di assistenza, ha diritto di invecchiare a casa propria, e malgrado le sue limitazioni, va considerato portatore di un progetto di vita". E' il messaggio mandato dalle segreterie regionali dei sindacati dei pensioati di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dopo un anno esatto in cui le residenze socio assistenziali sono state tra le vittime su cui la pandemia da Covid ha infierito in maniera più pesante. Ecco perché, tra "cura, territorio e domiciliarità”, l'attuale organizzazione merita di essere rivista e ripensata.
“Il cambiamento non è più rinviabile - dice Lorenzo Cestari (Uilp-Uil) -. Vanno potenziate da subito le cure di prossimità, che rispondono al prioritario bisogno di sicurezza e relazione, contrastando la solitudine e l’isolamento vissuti in modo diverso sia nelle grandi aree urbane che nei luoghi a minore densità abitativa. Le RSA dovrebbero diventare funzionali a un progetto di vita per anziani non autosufficienti con livelli appropriati di cure sanitarie, ma anche spazi per la riconquista di relazioni”.
Un 2020 terribile, ora bisogna pianificare la "normalità"
"Il 2020 è stato terribile - dice Francescantonio Guidotti (Fnp-Cisl) -, ma soprattutto ha evidenziato tutte le fragilità degli anziani e delle persone ospiti delle rsa. E se il 2021 ci porterà fuori dall'emergenza, uno degli insegnamenti è che non si può non pianificare, anche per i periodi di normalità". Domiciliarità, come parola d'ordine, ma non solo. "Anche l'integrazione socio assistenziale è una carenza della nostra Sanità, per quanto eccellente. Non vogliamo abolire le rsa, che sono necessarie, ma così com'è il sistema non ha retto e vanno ripensate".
Quello che chiedono i sindacati e un'offerta intrecciata e integrata tra il servizio pubblico e il privato accreditato. A cominciare dalla presa in carico e dalla valutazione della persona, che devono essere fatti dal pubblico, fornendo un percorso che migliori salute e condizioni di vita.
Piemonte: anziano un cittadino su quattro. "Sistema insostenibile, se non cambia"
"Sono i numeri che ci impongono di cambiare - aggiunge Graziella Rogolino (Spi-Cgil) -, anche a livello di sostenibilità della spesa. Ripensare l'assistenza agli anziani renderebbe anche più semplice la gestione economica, oltre a migliorare la coesione sociale. Gli over60 in Piemonte sono oltre un milione, rispetto alla popolazione complessiva di 4 milioni e siamo la seconda regione per concentrazione di anziani in Italia: una tendenza che rischia di rendere insostenibile il sistema dell'assistenza e del welfare".
Inoltre - dicono i sindacati - bisogna scardinare le situazioni in cui le rsa sono viste solo come luoghi di "fine vita" o di "custodia". "Sono modelli fallimentari, mentre le rsa dovrebbero diventare centri diurni, centri servizi, aperti verso l'esterno e di riconquista di autonomia e di vita, con gli addetti delle strutture che possono andare a casa degli anziani, contrastando la stortura della badanza in nero. Il paradigma è investire in nuove strutture, più efficaci e umane, simbolo di una società che sa prendersi cura dei propri anziani. Ma anche riconsiderare i contributi economici per chi viene curato a casa, visto che le spese sono in buona parte sostenute dal paziente, a cominciare dalle utenze domestiche".
Co-housing, condomini solidali, alloggi di comunità: come cambia il "domicilio"
Un altro passaggio importante, nel ripensamento della domiciliarità, riguarda proprio la concezione di "domicilio". I sindacati invitano infatti a pensare a forme diverse di abitazione che possano consentire un ambiente più personale e nello stesso tempo migliorare la efficienza degli interventi di cura: gruppi appartamento, co-housing, condomini solidali nelle città e nei quartieri, alloggi in comunità anche come rivitalizzazione di borghi, miniappartamenti in Case di cura e anche in Rsa.
Ma le buone pratiche non mancano, anche in provincia di Torino, come dimostrano le strutture legate alla Diaconia Valdese Valli, nel Pinerolese (come il Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni, ma non solo), ma anche a Piossasco, presso "La bottega del possibile". "Le nostre strutture - garantisce Manuela Rivoira, della Diaconia Valdese Valli - sono per natura aperte al territorio. Speriamo di poter sempre di più realizzare questo tipo di visione che abbiamo della nostra attività".